Per raccontare la dimensione del successo di Federica Pellegrini si potrebbe partire dalle avversarie. Anzi, di una in particolare, Katie Ledecky: non era mai successo prima di mercoledì che la giovane statunitense (classe 1997) perdesse una finale internazionale. Alle Olimpiadi di Rio de Janeiro ne aveva disputate quattro, portandosi a casa quattro ori. Ai Mondiali, complessivamente, nove finali e nove ori. Federica Pellegrini nei 200 stile libero le ha inflitto la prima sconfitta. È vero, si potrebbe raccontare la grandezza dell’impresa
di Budapest parlando della grandezza delle avversarie battute, ma sarebbe riduttivo nei confronti della Pellegrini stessa. Che all’età di 29 anni ha rimesso in riga la scolaresca di pretendenti più giovani di lei, ha messo il cuore più avanti delle braccia e delle gambe. Ha mostrato al mondo cosa significhi essere campionessa. Ha, soprattutto, fatto saltare sulla sedia e sul divano un paese intero, al pari dell’oro con record che ci regalò ai Mondiali di casa a Roma nel lontano 2009. E ha stabilito un altro record, l’ennesimo della sua carriera: è andata a medaglia nei 200 stile in tutti e sette gli ultimi Mondiali in vasca lunga a cui ha preso parte. Argento a Montreal 2005, bronzo a Melbourne 2007, oro (con record del mondo ancora imbattuto) a Roma 2009, oro a Shanghai 2011, argento a Barcellona 2013, argento a Kazan 2015 e la ciliegina sulla torta di mercoledì, l’oro più inatteso e per questo più bello. Perchè la rimonta negli ultimi cento metri è una perla che resterà impressa nei libri di storia dello sport italiano: una progressione clamorosa, un colpo di coda di una campionessa che lascia la sua specialità preferita, i 200 stile, con un oro da leggenda. Perché ha saputo lenire le ferite di due Olimpiadi andate male, Londra e Rio de Janeiro, quest’ultima vissuta da portabandiera, ha saputo lasciarsi scivolare addosso le critiche e le malelingue. Ha solo lavorato, per questo ha vinto. «Chiudo casa mia (i 200 stile) nel modo che non mi sarei mai neanche sognata, da padrona di casa». Meglio di così non potevamo chiedere.