Per chi ama quello specchio d’acqua a forma di scarpa incastonato tra la pianura e la montagna, placido nel suo scuro fluire solcato dai canottieri e poetico in quei tramonti che ne colorano i dintorni, l’ultimo mese non può che essere stato ricco di potenziali buone notizie.
Si è riaccesa la luce sul lago di Varese: la politica ne parla, i Comuni rivieraschi rinverdiscono le associazioni di tutela e gli impegni ad esse sottointesi, i privati lanciano iniziative di diversa natura con il desiderio di salvaguardare anche le attività
professionali che sullo stesso lago trovano fondamento. Forse sarebbe meglio scrivere che si è spento il buio, quello che per anni ha oscurato con il suo profondo velo le numerose problematiche connesse al bacino varesino, cuore pulsante del nostro patrimonio paesaggistico delicato come un eterno bambino maltrattato per troppo tempo. Vorremmo non essere perfidi, ma ci terremmo anche a non passare per allocchi: in questa nouvelle vague dell’attenzione verso il lago pesa, e tanto, la scadenza elettorale della prossima tarda primavera. Forza Italia farà a breve un incontro sul tema, il Movimento Cinque Stelle ha incentrato una parte della propria campagna sul risanamento delle acque del bacino, altri partiti si stanno muovendo e si muoveranno con dibattiti e idee. Si tornerà a discutere di scarichi fognari, di divisione delle acque chiare da quelle scure, di carico interno depositato sul fondo a causa di una “disattenzione ambientale” (locuzione fin troppo buonista) diffusa e durata anni. E sarà un passo avanti, perché finora la bocca di tanti si è riempita solo nel momento dell’emergenza, come nell’estate 2014 in cui il lago è diventato giallo di alghe e di inquinamento perché non poteva diventare rosso di vergogna.
In attesa di capire come il verbo di chi decide si trasformerà in azione, il consiglio spassionato dato alla politica e alle istituzioni è quello di prendere una barca e salpare, come ogni giorno fa chi questo lago lo ama davvero, sia esso pescatore di professione o sportivo. Cambiare prospettiva è l’unico modo per “ascoltare” il lago nella sua essenza più pura e nel suo bene più prezioso e fondante: l’acqua. La cui salute deve venire prima di ogni cosa.