Delle due l’una: o siamo tutti deficienti oppure aveva ragione chi diceva che «a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina».
Ieri mattina sono state aperte le vendite per uno degli eventi più attesi per il 2017 in Italia: la tappa all’autodromo di Imola del tour dei Guns’n’Roses. Succede che chi vi scrive, in contemporanea con altri amici sparsi per l’Italia, si sia preparata prima delle fatidiche ore 11 “armata” di svariati browser aperti sulla pagina dell’unico sito autorizzato alle vendite. Succede che effettivamente alle 11.01 la casellina della vendita sia diventata verde e succede anche che i biglietti desiderati (vale a dire i più vicini al palco nonché i più cari) siano risultati di fatto non disponibili fin da subito. Migliaia di tagliandi polverizzati nella prevendita riservata al fan club? Possibile.
Succede anche, però, che a quel punto ci “scappa” di digitare l’indirizzo di un sito di secondary ticketing a caso. Magia! Non una, ma sei pagine piene zeppe dei suddetti agognati biglietti già in vendita maggiorati di almeno il 250 per cento del prezzo.
Succede che ti incazzi. Tanto. Perché questo Paese non riesce mai a darci una speranza, nemmeno nelle piccole cose. Non basta un’indagine in corso della Procura sul fenomeno, non basta neanche uno sputtanamento in diretta tv. No. I furbi continuano a farla franca sotto gli occhi di tutti. Con un’aggravante: che lo fanno sbeffeggiando la gente onesta. Quella che per concedersi un paio di biglietti all’anno gioca quotidianamente a domino con la propria vita e i propri conti. La gente con la coscienza (e non solo) pulita, che meriterebbe una merce sempre più rara in Italia: il rispetto.