– Ma è solo un miraggio. E scatena la «psicosi collettiva» in tutta Italia. Forse perché uno stipendio da bracciante agricolo, 3000 franchi al mese, è «da scuola di sopravvivenza in Svizzera», ma è una manna dal cielo al di qua del confine, visto che corrisponde ad oltre 2700 euro.
Oltre frontiera si torna a parlare della notizia, che fece clamore la scorsa primavera, dei braccianti agricoli pagati tremila euro al mese (tasso di cambio di allora) in Svizzera.
«Una bufala», secondo quanto riportato dalla Rsi, la tv svizzera, seguitissima da noi. «La stampa italiana forse ha enfatizzato un po’ troppo la carenza di manodopera nel settore agricolo». O forse si è scatenata quella che oltre il Gaggiolo definiscono «una psicosi collettiva» per migliaia di disoccupati o lavoratori insoddisfatti che in Italia cercano una via d’uscita. Qualsiasi lavoro. Perché se è vero che il progetto-pilota che fece partire il tam-tam sul lavoro in agricoltura a 3200 franchi al mese (oggi 2900 euro) era rivolto ai rifugiati già
presenti sul territorio svizzero (15 in tutto, di cui uno solo in Ticino, impiegati come braccianti in una decina di fattorie), è anche vero che lo stipendio base per quel tipo di lavoro, da contratto collettivo, è proprio di 3200 franchi al mese, pari a 2900 euro. Una paga da favola dalle nostre parti.
Un fatto che, come sottolinea sul portale tvsvizzera.it, «fa pensare a quanto possa essere differente il valore del denaro (e del lavoro) a poche decine di chilometri di distanza. Com’è possibile che uno stipendio da scuola di sopravvivenza in Svizzera richiami così tanto interesse in Italia? Se a Como si riesce a campare con 1000 euro al mese, a Lugano ne servono 3000. Per fare sostanzialmente lo stesso tipo di vita». Se guardiamo la vicenda da questa angolazione, forse fa un po’ meno scalpore che le associazioni di categoria dell’agricoltura svizzera abbiano ricevuto, come riporta la Rsi, «un bombardamento di email di persone che volevano lavorare in Svizzera, più di cento telefonate al giorno, centinaia di annunci ogni giorno dall’Italia sulla nostra borsa del lavoro, più di mille persone annunciate a livello svizzero per questo progetto. Tra tutto, più o meno diecimila richieste». Persone disperate in cerca di un lavoro, persino chirurghi che vogliono tornare in agricoltura, raccontano.
Sono le stesse centinaia e centinaia di persone che hanno scritto anche a noi, in redazione ma anche alle email private e sui social, e che hanno continuato a scriverci anche in pieno inverno, quando la stagione dell’agricoltura era conclusa, ad ogni ribattuta della notizia da parte di qualche sito, l’ultimo alcuni giorni fa Yahoo!Notizie. Eppure, alla domanda se si prevede una carenza di personale per la nuova stagione agricola, il direttore di Agriticino risponde così alla Rsi: «In Ticino si è coperti e si conoscono già le persone che vengono ogni anno». Nessuna speranza, insomma. Ma la fame di lavoro e di speranza che c’è al di qua del confine, quella no, non è una bufala.