– Nuovo interrogatorio per , 49 anni di Brebbia, arrestato lo scorso 15 gennaio con l’accusa di aver violentato e ucciso il 5 gennaio 1987. A lui gli inquirenti sono arrivati grazie alla testimonianza di , imprenditrice varesina amica sia di Binda che di Lidia all’epoca del delitto. Bianchi avrebbe riconosciuto come appartenente a Binda la grafia con cui fu scritta In morte di un’amica, lettera anonima recapitata a casa Macchi il giorno dei funerali della ragazza.
Fornendo agli inquirenti una vecchia cartolina, conservata per 30 anni, che Binda le aveva mandato durante una vacanza alla Maddalena.
Alle 14 di oggi il sostituto procuratore generale di Milano , che coordina le indagini, interrogherà Binda ancora una volta. È stato il sostituto pg a decidere per il nuovo interrogatorio forse in cerca di una confessione. Manfredda si era già unita all’appello di , madre di Lidia, che poco dopo il suo arresto aveva dichiarato: «Se sei stato tu confessa, sgravati la coscienza».
Binda dall’agosto scorso, quando seppe di essere stato iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio della ragazza, nega ogni addebito. Nega di essere l’autore di “In morte di un’amica”, nega di aver ucciso Lidia sostenendo che il 5 gennaio si trovava a Pragelato per una vacanza sulla neve organizzata da Gioventù. Studentesca. Binda, nel 1987, interrogato aveva dichiarato addirittura di non aver più visto Lidia da due anni e di non averle mai telefonato. Molti testimoni dissero invece che Binda e Lidia erano inseparabili in quel periodo.
«Ho appreso questa mattina (ieri per chi legge) della decisione di un nuovo interrogatorio – spiega , difensore di Binda – Il mio assistito è molto sereno è sicuro di non aver commesso alcun delitto». Binda oggi potrebbe non rispondere, oppure rispondere restando fedele alle dichiarazioni che ripete dall’inizio dell’inchiesta che ha portato al suo arresto. Difficilmente potrebbe deviare da questo percorso.