Endoscopi saccheggiati in tutti gli ospedali d’Italia: furti identici a quello messo a segno l’altra notte ai danni dell’ospedale di Circolo di Varese sono avvenuti in tutta la Lombardia, nella vicina Como, ad esempio, ma anche in Toscana, a Pistoia e Livorno, e in Lazio ai danni dell’ospedale di Frosinone. L’emergenza è al massimo livello tanto che Luigi Pasquale, presidente della Società italiana di Endoscopia Digestiva ha chiamato in causa direttamente il ministero: «Riteniamo che tali circostanziati episodi di sottrazione di strumenti endoscopici e altri apparecchi e attrezzature in uso alla nostra specialità
debbano costituire oggetto di apposita segnalazione da parte della nostra società agli organi competenti: al ministero della Salute, nonché al ministero degli Interni». Si tratterebbe di una o più bande composte da professionisti. I furti vengono commessi certamente su commissione e la strumentazione rubata viene destinata certamente al mercato estero: gli specialisti di questo tipo di furti rubano quando hanno già uno o più compratori ai quali rivendere la preziosa refurtiva. Compratori di alto livello, si parla di un business (di un mercato nero di sofisticate strumentazioni mediche) che vale milioni e milioni di euro, come di altissimo livello sono i malviventi che mettono a segno i colpi. Si tratta certamente di gruppi organizzati che studiano “il terreno” prima di agire. Osservano, magari fingendosi semplici pazienti,quali misure di sicurezza vengono adottate in modo da poterle eludere.
Chi ha agito a Varese aveva certamente informazioni di prima mano, lo studio dunque è stato molto ben approfondito. I malviventi conoscevano probabilmente anche orari e spostamenti per ragioni di servizio della guardia armata messa a sorveglianza del reparto e sono riusciti a violare le serrature che sigillano l’area stanza per stanza. Sapevano quindi perfettamente come muoversi senza essere notati. Per rintracciare i ladri gli inquirenti tenteranno anche di “seguire” gli strumenti sino a giungere al compratore. L’ipotesi più accreditata è che il mercato sia all’estero: chi ruba dunque deve poter contare anche su un’efficiente “catena” anche per il trasporto e l’espatrio della refurtiva.
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