«È inevitabile che una decisione così repentina crei allarmismo e confusione, oltre che possibile danno agli utenti. E che utenti. Delle mamme in questo delicatissimo momento».
Il sindaco di Angera ieri era al fianco delle mamme che hanno occupato i reparti chiusi dell’ospedale Ondoli. Molgora chiama all’adunata tutti i rappresentanti politici di Regione e Governo: «La politica a tutti i livelli – dice il primo cittadino – deve intervenire celermente per porre rimedio e prendere le giuste decisioni. In questo momento per non creare un danno agli utenti e riportare la situazione alla normalità non vedo altro che una riapertura dei reparti e dei servizi sulle 24 ore. Chiamerò tutti i politici Regionali, Provinciali che riesco a reperire perché intervengano con urgenza, serietà ed impegno, nell’interesse di tutti e ora della tranquillità delle mamme e della integrità psico-fisica dei loro nascituri».
Il sindaco ha poi fatto appello al buon senso: «Invito tutti alla calma. Comprendo le ragioni delle mamme, perché capisco che era indispensabile una corretta informazione preventiva, prima di pensare ad una chiusura “blitz”. Oltretutto con la scusa di una chiusura ne vengono fatte due. Non posso immaginare che il Ministero della salute abbia dato dei termini di chiusura così perentori senza un’adeguata informazione della popolazione».
Molgora si mette nei panni delle mamme in protesta: «Mamme in dolce attesa che dall’oggi al domani si sono ritrovate senza la struttura e i medici che le seguivano – spiega Moldora – mamme che si trovano, di fatto, private del luogo scelto dove partorire. Mamme che non accettano che i loro figli debbano fare ore di attesa in un pronto soccorso generico in caso di problemi di salute o debbano essere caricati su un’ambulanza e trasportati per 30 o 40 chilometri per un semplice consulto pediatrico».
La situazione è in divenire: «Il caso è delicato. La direzione sanitaria fa muro contro muro. Rinnovo il mio appello a tutti i politici, tutti nessuno escluso, a impegnarsi affinchè la situazione possa rientrare. La soluzione è una soltanto: riaprire immediatamente i reparti e tornare a garantire tutti i servizi».
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