– È stato un pomeriggio emozionante, per Varese, quello che venerdì ha visto varcare la soglia di alcune chiese cittadine per la prima visita non ufficiale nel decanato dalla recente elezione ad arcivescovo di Milano: nomina che verrà ratificata con l’insediamento in Duomo a Milano il 24 di settembre.
Sfidando un’afa a tratti incontenibile, i fedeli sono accorsi all’appello del nuovo pastore della chiesa ambrosiana e hanno gremito le chiese prescelte dai vari parroci per ospitare la preghiera alla Vergine di don Mario: prima fra tutte, alle cinque di sera, la magnifica Santo Stefano di Bizzozero. Ad attendere nel gioiello romanico il novello vescovo un commosso stuolo di parrocchiani fra cui spiccava un drappello di campioni della fede e della cultura del territorio, capitanato da , e . Un’accoglienza degna di un principe della fede, a cui si è voluto aggiungere il primo cittadino , che ha salutato l’arrivo di monsignor Delpini proprio nella chiesa in assoluto più antica della città.
E si è trattato di un arrivo che ha stupito tutti: accompagnato dal decano e dal parroco , quest’uomo non alto, di modi semplici e antichi ha conquistato immediatamente il cuore dei presenti rivolgendo una preghiera semplice alla Madonna inginocchiato di fronte al dipinto trecentesco della Virgo Lactans in trono; una decina del Rosario, con un raccoglimento che ha coinvolto tutti i presenti. Dall’altare ha poi salutato i fedeli spiegando, con parole piane e una gestualità tranquilla, il motivo della sua presenza varesina.
«Ho pensato di chiedere alla Madonna di accompagnarmi, darmi conforto e consolazione, ed è per questo che sono qui e sono contento di vedere che siete in tanti a portarmi affetto e incoraggiamento. Il ruolo al quale sono stato chiamato – ha spiegato – mi suscita molto timore e molte domande; però sono contento di conoscere molti preti bravi che collaboreranno con me lavorando per i fedeli».
Delpini ha poi distribuito un’immagine con una Preghiera per la Chiesa di Milano da lui scritta e raffigurante la Pietà Rondanini di Michelangelo, che rappresenta il mistero della Mater Dolorosa nel momento in cui Cristo viene deposto dalla Croce: ma anziché essere affidato alle braccia della madre seduta, ha spiegato l’arcivescovo eletto, come nell’iconografia tradizionale, fa da sostegno a Maria, in una presentazione insolitamente verticale. «La mia professione di fede – ha concluso – perché mi appoggerò nel mio ministero a Colui che morendo per noi ci ha salvato».
Fra le altre tappe della preghiera itinerante a Maria, San Vittore e la Madonnina in Prato: in ciascuna di esse l’arcivescovo è stato omaggiato di una riproduzione della Vergine protettrice del luogo di culto.