I due anni in Emilia hanno aperto le porte dell’Arena Garibaldi di Pisa per il neo direttore generale nerazzurro Raffaele Ferrara. Le due stagioni alla Reggiana hanno consentito di conoscere e farsi apprezzare dal presidente del Pisa, Giuseppe Corrado, tanto da essere chiamato come suo consulente nel gennaio scorso quando Corrado riuscì a prendersi il Pisa dopo vicende a dir poco rocambolesche e nominarlo direttore generale con l’avvio della stagione in corso. Quella della rifondazione e della risalita in cadetteria.
Corrado è di Parma, l’ho conosciuto quando ero alla Reggiana, ho apprezzato la sua serietà e il suo entusiasmo per il calcio e lui mi ha manifestato la sua stima ed eccoci qui a Pisa.
Per appunto la piazza, il blasone e la sua storia il Pisa giocherà per un campionato di vertice in qualsiasi girone venga collocato. Poi, si sa, nel calcio occorre anche un po’ di fortuna per arrivare in fondo.
E ho visto un Varese molto più equilibrato rispetto all’anno passato, ritengo possa avere le qualità per giocare un campionato di serie D da primissime posizioni.
Se dovesse rimanere nel girone A, ritengo che Folgore Caratese e Gozzano siano ben attrezzate senza dimenticare che spunta sempre qualche sorpresa.
Di sicuro Iacolino è un tecnico che conosce molto bene la categoria, sa quali sono i trucchi e le insidie, l’importante che gli venga consentita la possibilità di lavorare; che possa mettere in atto le sue idee e i suoi metodi.
Neanche uno. A Varese hanno fatto una legittima scelta di proseguire e gestire la società come meglio credevano. Tutto qui.
Non penso che il motivo sia stato questo. Lo ripeto: hanno deciso di continuare in un certo modo ed il tutto si è risolto con ognuno per la sua strada.
Per i nomi che ha mi sembra una squadra che possa avere i numeri per essere competitiva. Poi c’è il campo. Come per il Varese può competere per i primi posti anche se, fosse ancora collocata nel girone B, occorrerà fare i conti con Rezzato e Crema.
Ragazzi che avevo quando ero a Busto: Mangano l’avevo poi portato io all’Inter. Sono contento che siano cresciuti, arrivando alla Serie D. Mi permetta poi anche un pizzico di orgoglio per aver individuato le loro qualità. Negli anni di Busto si è lavorato molto bene al settore giovanile con Vavassori; si è lavorato come piaceva a me: programmando e in tranquillità.
Ci sono responsabilità, però lavoro in una piazza che alla prima di Coppa ha visto allo stadio 6400 tifosi; che nei primissimi giorni della campagna abbonamenti hanno sottoscritto la tessera in tremila e venduto mille magliette. Numeri impressionanti, di ben altra categoria.
Un tecnico al quale si chiedono risultati, ma anche un allenatore che fa giocare le sue squadre. Propone un calcio offensivo e l’ho scelto perché sa abbinare la concretezza al gioco. Dopo la retrocessione dell’anno scorso, Pisa è giustamente esigente.