Abitazioni delocalizzate, a gennaio il via alle demolizioni. Per il futuro di queste aree si aprono diversi scenari. «Ma non vorremmo che sia stato un sacrificio inutile» sbotta il sindaco , neo-presidente Ancai, l’associazione nazionale dei Comuni aeroportuali, che invoca chiarezza sul futuro dello scalo della brughiera.
«Come territorio chiediamo che ci venga data risposta sui 300 milioni spesi per le delocalizzazioni». È una presa di posizione forte, quella del sindaco Cerutti, che da venerdì ha assunto la guida dell’associazione di rappresentanza degli enti locali interessati dal sedime aeroportuale. In un Comune, come Ferno, che ha sacrificato il 58% del suo territorio per le esigenze di ampliamento della “grande Malpensa”, il tema è quantomai attuale, visto il “de profundis” che sta inesorabilmente calando sulle prospettive di sviluppo dello scalo, dopo l’accordo Alitalia-Etihad e la liberalizzazione degli slot di Linate in funzione di Expo, che rischia di dare un’altra mazzata a Malpensa. «Abbiamo accettato la delocalizzazione e ora ci chiediamo il senso di un’operazione così costosa e impattante per la vita di tante persone».
Anche perché negli ultimi mesi l’annosa questione delle aree delocalizzate, che a Ferno interessa in tutto 56 abitazioni (sulle circa 700 complessive, contando anche Somma Lombardo e Lonate Pozzolo) ha finalmente preso una piega positiva: «Grazie all’assessore regionale al territorio , che si è presa a cuore il problema dando il giusto impulso, vuoi per la concomitanza con Expo, vuoi per una volontà di arrivare a capo della questione – sottolinea il sindaco di Ferno – fatto sta che sono stati messi a disposizione questi quattro milioni di euro per avviare la prima fase dell’abbattimento delle case, che prenderà il via a gennaio. È già un risultato importante per consentire la messa in sicurezza e l’eliminazione del degrado di aree ormai da anni abbandonate a se stesse».
Le demolizioni sono una prima risposta, poi si vedrà come destinare queste parti di territorio. «Ci sono diversi scenari possibili – anticipa Cerutti – da un lato, potrebbero essere funzionali allo sviluppo del nuovo masterplan per esigenze a livello logistico o direzionale connesse alla crescita prevista dello scalo, dall’altro potrebbero servire per esigenze di perequazione territoriale». Molto dipenderà anche dal futuro che avrà l’aeroporto di Malpensa.
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