– Si è concluso ieri il pellegrinaggio nel decanato varesino di Mons. Mario Delpini, l’arcivescovo eletto il 7 luglio al soglio di Ambrogio quale successore del Cardinal Scola: il nuovo faro della Chiesa Ambrosiana prenderà possesso canonico della Diocesi di Milano il 9 settembre, mentre l’ingresso ufficiale, come tradizione impone, slitterà al 24 settembre, vigilia di Sant’Anatalo e di tutti i Santi Vescovi Milanesi.
Alle sette del mattino, puntualissimo, don Mario, t-shirt e zaino in spalla, seguito da una fiumana di pellegrini condotti dai parroci e i vicari di tutte le comunità pastorali varesine, dal decano don Mauro Barlassina e da monsignor Gilberto Donnini prevosto emerito ha guidato con don Agostino Ferrario la processione mariana per la Via Sacra: con buon passo e senza mostra di fatica nonostante l’afa incipiente – del resto è abituato a girare in bicicletta Milano in tutte le stagioni – ha recitato l’intero Rosario di cappella in cappella, soffermandosi a spiegare i misteri con quell’approccio di maestro gentile e affettuoso che in pochi giorni i fedeli hanno già imparato a conoscere ed apprezzare.
Un Salve Regina intonato all’ingresso del Santuario lo ha accolto nel luogo in assoluto più denso di mistero cristiano, laddove la fede mariana origina: e con monsignor Luigi Panighetti, prevosto di Varese, e monsignor Erminio Villa, arciprete di Santa Maria del Monte, unitamente al cardinale di Utrecht, ha concelebrato la Messa delle otto, spiegando con la consueta umiltà quanto lo avesse commosso tutta quella partecipazione e l’affetto nei suoi confronti, durante la risalita al monte verso il mistero di Maria,
nella preghiera di un cammino comune. Poi, commentando in omelia il celebre passo del Vangelo di Matteo, dal pulpito dove buio e luce si fondono nella indicibile sguardo della Madonna Nera, ha chiesto ai suoi fedeli di far risplendere la lampada della gioia nelle loro vite, togliendo il moggio della tristezza, del grigiore, delle frustrazioni, delle cattiverie; il moggio della banalità, delle chiacchiere che rendono inascoltabile la parola, la frenesia della notizia che sembra mossa dal desiderio di sapere tutto e finisce per non capire niente; il moggio del capriccio, dell’incostanza che ha simpatia per le tenebre, dell’ambiguità che induce a credere di poter fare quello che si vuole senza vergognarsi: perché la libertà adulta ama la decisione definitiva, e nella sua luce c’è il senso della vita; e di questa luce, e della gioia che ne emana, si deve diventare testimoni.
Calde e commosse le parole di congedo, precedute come nelle grandi occasioni dal canto delle romite proveniente dalla cappella dedicata: «In questi giorni ho imparato a conoscere molti fedeli e anche preti: la loro dedizione nei confronti della gente è ammirevole e so che il vescovo e la Chiesa possono contare su di loro e anche su tutti voi». Monsignor Delpini, che a Sant’Ambrogio ha rivolto un pensiero affettuoso in ricordo del cardinal Tettamanzi scomparso durante la mattinata, ha concluso il suo pellegrinaggio mariano nel decanato con la visita ai santuari di San Martino di Malnate e di Cantello.