Quanti hanno trovato un cd sotto l’albero? Quasi nessuno. E allora ci abbiamo pensato noi a creare la compilation per la Pro Patria del girone d’andata. Pagella e canzone: a ciascuno il suo.
– La solitudine (Laura Pausini). Titolare dal 3-5-2 in avanti, stabilisce il record di imbattibilità grazie a una difesa arcigna: zero tiri subiti, zero interventi da fare. Quando il juke box suonerà “Gli spari sopra” di Vasco capiremo il suo vero valore.
– Fear of the dark (Iron Maiden). È spuntato dal nulla con il 3-5-2, ha preso il suo posto, si è dimostrato all’altezza, talvolta anche in maniera ruvida e aggressiva come la canzone più
famosa degli Iron Maiden. Senza paura del buio. – La Passion (Gigi d’Agostino). Acquistato in extremis ad agosto ha da subito preso il posto da titolare e per molte partite anche la fascia di capitano. Cuore ed esperienza al servizio della squadra, saltarlo è impossibile. Ha tanta passione… Anche a gara conclusa.
– Por una cabeza (Carlos Gardel). Uno dei pezzi di tango più famosi del mondo per il difensore goleador che con la testa in area avversaria ci sa fare. Aveva perso il posto, se lo è ripreso a suon di prestazioni e gol. Elegante, come un tango argentino.
– Numb (Linkin Park). A metà tra il melodico e il rock, difensore d’esperienza che fa sempre la cosa giusta al momento giusto; messo da parte per qualche gara ha dimostrato di valere il posto da titolare. Sarà protagonista, come una hit rock.
– Samarcanda (Roberto Vecchioni). Corri cavallo, corri ti prego. Lungo quella fascia sinistra quante volte lo abbiamo visto galoppare, molto bene in fase difensiva, meno quanc’è da crossare. Chissà che non arrivi a Samarcanda e trovi il bandolo della matassa.
– Imagine (John Lennon). Ritmi lenti per una canzone visionaria come il piccolo regista. Prende palla davanti alla difesa, immagina le trame migliori per impostare e ci riesce sempre. Perno del centrocampo, apporto fondamentale fin qui. “You may say I am a dreamer, but I am not the only one”.
– 21 Guns (Green Day and the cast of American Idiot). Scegliamo questa canzone nella versione con il coro, proprio perchè Matteo non è un solista ma la sua voce è andata via via intonandosi sempre più all’interno del coro biancoblù. Emblematico a inizio stagione, imprescindibile, o quasi, oggi anche in virtù della giovane età. Good job.
– Sacrifice (Elton John). Uno degli uomini di maggiore qualità, Bonazzi non vuole fare a meno di lui in nessuna occasione. Mezz’ala naturale, gli viene spesso richiesto il sacrificio di spostarsi in fascia. Come nella canzone di Elton John.
– It’s my life (Bon Jovi). Il video di questa canzone inizia con un ragazzo che deve correre per arrivare in tempo a un concerto: Santic corre prima, durante e dopo le partite. Motorino instancabile, il vero uomo in più capace di far quadrare la mediana con le sue continue chiusure e la sua duttilità e intelligenza. A ritmo rock, si intende.
– I need a hero (Bonnie Tyler). I ritmi di questa canzone ricordano un po’ quelli delle botte e delle spallate che Elia ha preso durante la stagione. Partito in sordina, è uscito alla distanza trovando giovamento dal 3-5-2. Si infortuna prima di Natale lottando, come un eroe, su un pallone a centrocampo per difendere l’1-0 con l’Olginatese che si era fatta pressante. Lo aspettiamo con ansia.
– My Way (Frank Sinatra). Potrebbe sembrare una canzone di addio, ma il capitano c’è, eccome. Trasmette la stessa esperienza, la stessa capacità di leggere le situazioni, la stessa voglia di insegnare calcio ai più giovani anche nei campi di serie D che “The Voice” faceva con questa hit parlando della sua vita. Chapeau.
– Piccola e fragile (Drupi). Assoluto protagonista della prima parte di stagione, quando ha risolto diverse gare difficili. Drupi aveva inciso questa canzone negli anni 80, prima che nascesse: ma sembra fatta apposta per Mattia. La ricantiamo augurandogli il migliore dei rientri.
– A Natale puoi (Alicia). Finora è il grande assente, praticamente mai disponibile. Ma “A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai… Riprendere a giocare, riprendere a sognare”. Noi crediamo a Babbo Natale, quindi anche a questa storia.
– Ai Se Eu Te Pego (Michel Telò). Il ragazzo è ormai un vero e proprio amuleto “sfregato” sapientemente da Bonazzi dopo 10’ nella ripresa quando le partite non si schiodavano dallo 0-0. Entra lui e gli avversari ballano tutti: Nossa Nossa.
– Stairway to heaven (Led Zeppelin). Note dolci di chitarra e flauto che raccontano di come si possa prendere una scala mobile per arrivare in Paradiso. Dopo un anno B ha deciso di ripartire dal basso sposando la causa biancoblù: non la strada più veloce per tornare in alto ma sicuramente per sentirsi parte di un progetto importante. Bella, come un giro di chitarra.
– Domani (Artisti uniti per l’Abruzzo). Quando farà il salto di qualità? Domani. Forse non per colpa sua, ma il suo apporto all’attacco si è visto e soprattutto sentito poco. Confidiamo in una rinascita nel girone di ritorno, ha qualità e tecnica superiori, deve solo trovare la quadra. Domani è già qui.
– Somewhere over the rainbow (Judy Garland). Da qualche parte oltre l’arcobaleno il cielo è blu, da qualche parte forse riuscirebbe anche a dimostrare che non è quello che si è visto nelle ultime giornate.
Stand by me (Ben E. King). Titolare con il 4-3-3, in panchina con il cambio modulo. Avrebbe cantato volentieri questa canzone a Monzani chiedendogli di restare al suo fianco, anzichè davanti nelle graduatorie. Per quel che si è visto non ha comunque demeritato.
– Giudizi universali (Samuele Bersani). Togli la ragione e lasciami sognare in pace, cantava Bersani. Lui sogna un po’ di spazio che, purtroppo, ancora non è arrivato.
– La nuova stella di Broadway (Cesare Cremonini). Siamo ironici, sì. Lo abbiamo visto diverse volte e ci è parso spesso troppo impacciato, quasi a litigare col pallone. Fuori dal giro nelle ultime gare, ha enormi margini di miglioramento. Certo, è una scommessa d’amore.
– Quelli che non hanno età (Eiffel 65). Qualche ballottaggio nelle prime giornate poi non si è praticamente più visto: troppo giovane per la categoria?
– They don’t really care about us (Michael Jackson). Il titolo della canzone dice tutto, non si è mai visto.
– It’s hard to say I’m sorry (Chicago). Emblematico, come una canzone di addio. Mai visto in campo, Bonazzi ha scelto altri e la società ha deciso di fare a meno di lui. Come nel titolo della canzone, è difficile dire che ci dispiace.
– Closer to the edge (30 Seconds to Mars). Uomo di poche parole, non si lascia mai andare troppo in un senso o nell’altro. Ha mantenuto la calma nei momenti difficili, gestire la pressione in quelli complicati, fare il puzzle coi pezzi mancanti in infermeria per costruire ogni domenica una formazione diversa dalla precedente. Ci è riuscito, anche se siamo solo a metà percorso è vicino alla cresta dell’onda. Ora va cavalcata. – Matti (Renato Zero). La sigla di Ciao Darwin è perfetta perché allo Speroni, e in trasferta, si trova di tutto: mai banali, coloriti, si sono fatti sentire nei momenti belli come in quelli difficili. Per arrivare al 10 però ne servono di più: adunata!
– The house of the rising sun (Animals). La canzone narra della casa del Sole nascente giù a New Orleans: e anche quella del ds biancoblù non ci va lontano. 23 giocatori sapientemente messi insieme bilanciando giovani ed esperti. Non solo, ha fatto scudo sull’allenatore quando c’è stato bisogno davanti alle difficoltà, scelta ripagata dai risultati. Serve altro?
– What a wonderful world (Louis Armstrong). Prende una squadra finita, morta, sepolta e ci mette grinta, cuore, passione e portafoglio riconsegnandola a città e tifosi. Ricordando a tutti che il mondo e i colori biancoblù sono bellissimi.n