I nove Sacri Monti di Piemonte e Lombardia inseriti nel 2003 nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO rappresentano l’eccellenza del particolarissimo fenomeno che si diffonde in diverse zone dell’arco alpino europeo dalla fine del XV secolo con la creazione cristiana di complessi devozionali caratterizzati dal comune elemento dell’ascesa di una altura fino al santuario posto sulla vetta, lungo un itinerario simbolico-devozionale ritmato da una serie di cappelle che raffigurano episodi della vita di Cristo, di Maria o talvolta dei Santi.
Ma non sono gli unici esempi del nord Italia. Il seicentesco complesso devozionale del Santuario delle Grazie o di Sant’Anna di Montrigone è un esempio di quanto questo modello di sacralizzazione del territorio fosse radicato nella devozione popolare oltre i termini storici della sua diffusione.
Il Santuario si trova sul versante del monte Rigone, una modesta altura nei pressi del paese di Borgosesia, non troppo distante dal più famoso Sacro Monte di Varallo sorto per iniziativa del Padre Bernardino Caimi che di ritorno dalla Terra Santa volle ricreare i luoghi della vita di Cristo, tanto che gli abitanti della zona da sempre lo chiamano “Piccolo Sacro Monte” o “Porta di Varallo”.
Venne costruito a partire dal 1631 per volontà dei Terrieri di Montrigone per onorare un voto fatto dalla comunità durante la peste che colpi duramente la zona fra il 1629 e il 1631.
La località scelta per la sua costruzione, in posizione dominante anche se non troppo elevata, era storicamente occupata dalle fortificazioni medievali legate alla presenza dei Conti di Biandrate, ridotte a rovina e sostituite dalla costruzione del santuario inizialmente dedicato alla Madonna delle Grazie che oggi rientra nel sistema dei sacri monti piemontesi minori.
Può considerarsi a tutti gli effetti un Sacro Monte per il percorso delle 14 edicole della via crucis realizzate a partire dal 1753 dal pittore valsesiano Lorenzo Peracino che realizza gli affreschi delle stazioni, anche se il santuario deve la sua fama soprattutto alle sei cappelle conservate al suo interno con una configurazione strutturale che ricorda quella del Santuario della Madonna della Ghianda a Mezzana di Somma Lombardo.
Ciascuna delle sei cappelle è dedicata ad un episodio della vita di Maria raffigurati dalle statue in terracotta policroma realizzate a partire dal 1640 da Giovanni D’Errico, attivo anche a Varallo e da Giacomo Ferro.