Che dolore e che sofferenza sotto canestro. Waldow e Langford lo maltrattano a turno, lui ci capisce sostanzialmente nulla e soccombe. É una questione di taglia, un peso piuma contro un peso welter. Davanti e a rimbalzo lotta e prova a rendere meno amara la sua serata, ma vale quel che vale.
Fa e disfa, come suo solito, però nel complesso è appena sufficiente. Partitone nel primo tempo, segna quindici punti e tiene i biancorossi in linea di galleggiamento. Negli ultimi venti minuti si accende a sprazzi.
Scampoli di match, una tripla nel finale quando ormai il match ha pochi spunti da offrire. Poco altro se non una continua pressione sul portatore.
Un paio di giocate molto importanti nel secondo periodo, quando Anversa cerca il primo strappo decisivo. Però manca molto in fase offensiva, e il fatturato di Varese non può prescindere da lui in questi momenti.
Per intensità, lucidità, carica agonistica, risulta di nuovo tra i migliori in campo. Finché può, mantiene la Openjobmetis in partita tirando anche meglio di altre volte. Poi cala alla distanza.
Soffre paradossalmente più di Davies dietro, si carica subito sul groppone tre falli pesanti e in fase realizzativa fatica in maniera mai vista prima. Il suo contributo sarebbe servito parecchio.
Faccia cattiva all’inizio, mette pressione in difesa e precisione davanti. Poi perde le redini del gioco, Moretti prova a metterlo a limitare Waldow, ma ci riesce fino ad un certo punto.
Si sveglia nel finale con sei punti sostanzialmente inutili, ma prima di quel momento è davvero impalpabile. Come ad Avellino, netto passo indietro rispetto ai suoi standard.
In dubbio fino all’ultimo, disputa una partita di qualità segnando praticamente sempre. Un solo errore dal campo, quando viene innescato è una sentenza.