Ha risposto in modo circostanziato ad ogni domanda dei magistrati Filomena Pistidda, 68 anni, cugina di Laura Taroni, l’infermiera arrestata lo scorso 29 novembre insieme all’amante Leonardo Cazzaniga, medico anestesista ed ex vice primario del pronto soccorso dell’ospedale di Saronno dove Taroni lavorava come infermiera.
L’inchiesta è quella dei “demoni in corsia”: lui è accusato dell’omicidio di quattro anziani pazienti del pronto soccorso uccisi con un mix letale di farmaci, lei dell’omicidio del marito Massimo Guerra, ucciso con la stessa metodologia con la complicità dell’amante.
Pistidda risulta indagata ma la sua posizione è stata stralciata dall’inchiesta principale che coinvolge Taroni, Cazzaniga e i vertici dell’ospedale di Saronno: la sessantottenne è indagata per false dichiarazioni al Pm in un’indagine parallela e nulla ha a che fare con le accuse che riguardano gli omicidi contestati ai presunti killer.
La donna ieri ha risposto per quattro ore alle domande del procuratore di Busto Arsizio Gianluigi Fontana e del sostituto procuratore Cristina Ria, che hanno coordinato le indagini, ribattendo in modo puntuale ad ogni richiesta.
L’avvocato di Pistidda, Elisabetta Brusa, ha mantenuto l’assoluto riserbo sui contenuti dell’interrogatorio. Pistidda, tra l’altro, è l’unica familiare della Taroni ad avere il permesso di andare a trovare l’infermiera in carcere. In realtà pare sia la sola ad averlo chiesto.
«È l’unica dei familiari di Taroni – conferma Brusa – ad aver mantenuto un rapporto con lei». Pistidda di fatto più che una cugina, anche vista la considerevole differenza di età tra lei e Taroni, per l’infermiera accusata dell’omicidio del marito è, se non una vice mamma, una zia.
«In carcere la mia assistita ha trovato Laura Taroni estremamente provata. Piange e chiede in continuazione di poter vedere i suoi figli. Vederli è il suo principale desiderio». A Cazzaniga, l’amante adorato secondo gli inquirenti, Taroni non avrebbe chiesto nulla.
Pistidda è indagata in seguito alle dichiarazioni verbalizzate davanti agli inquirenti nel luglio 2015.
Secondo indiscrezioni durante l’interrogatorio di ieri alla donna sono stati chiesti dettagli sui rapporti tra le parti coinvolte nell’inchiesta sino al 2015: con richieste di chiarimento precise in relazione alla morte del marito di Taroni, ma anche della madre dell’infermiera considerata dagli inquirenti altra morte sospetta anche se non compare, ad oggi, nel troncone principale dell’indagine.
Pistidda e Taroni si sentivano quotidianamente al telefono: la cugina più anziana in particolare chiamava Taroni anche due o tre volte al giorno per sapere come andava il lavoro o come stavano i bambini.
Per due anni queste telefonate sono state intercettate. Secondo indiscrezioni dalle chiamate non sarebbe emerso nulla: Taroni non avrebbe detto niente alla cugina sul suo presunto coinvolgimento nella morte del marito.
Ma gli inquirenti ipotizzano che, visto il legame molto stretto e molto personale tra le due donne, l’infermiera, incontrando di persona Pistidda, potrebbe averle confidato qualcosa.
Ed è questo che ieri la sessantottenne avrebbe categoricamente negato: con lei “Laura” non avrebbe mai accennato a morti sospette, sovradosaggio di farmaci o omicidi in corsia. Brusa semplicemente spiega: «sono state fornite dalla mia assistita risposte esaustive tali da chiarire circostanze e rapporti tra le parti».