– Nuovo ospedale, Beata Giuliana invoca chiarezza. Il comitato spontaneo di quartiere chiederà un incontro al sindaco Emanuele Antonelli: «Coinvolgeteci nel valutare le ricadute del progetto sul quartiere». Viabilità, ambiente, parcheggi e servizi sono le principali preoccupazioni degli abitanti di Beata, che si troveranno a dover convivere con una mega-struttura da 870 posti letto in una zona già sotto pressione per la presenza di una scuola superiore da quasi duemila studenti come l’Ite Tosi. «Ma siamo sicuri che ci starà
tutto lì» è una delle domande più frequenti che circolano nel quartiere prescelto da Regione Lombardia, ogniqualvolta circolano le mappe dell’area che il Comune di Busto Arsizio ha messo a disposizione per il nuovo “ospedale unico”. Perché il paragone con il nuovo ospedale di Legnano, sorto qualche anno fa in mezzo alle campagne, ma soprattutto la vicinanza con la storica “ragioneria” dell’Ite Tosi, mette qualche brivido. In particolare pensando all’impatto viabilistico di una struttura ospedaliera così rilevante.
E ancora, il grido d’allarme nei confronti dell’ennesima colata di cemento che toglierà una delle ultime aree verdi presenti a Beata Giuliana, dopo che nell’ultimo decennio sono sorti i palazzoni di via dei Villini e il fantasma del palaghiaccio. Così, raccogliendo tutte queste perplessità, il comitato spontaneo di quartiere si prepara a prendere carta e penna per chiedere al sindaco Antonelli, al rientro dalle ferie, un incontro per fare chiarezza prima che le trattative tra i Comuni e la Regione entrino nel vivo: «Vorremmo restare aggiornati sulle decisioni che verranno prese nell’ambito dell’Accordo di Programma, per valutare le ricadute che queste potranno avere sui cittadini di Beata e proporre eventuali alternative – fa sapere il portavoce del comitato Alex Gorletta – per fare un esempio, una richiesta che faremo è di prevedere una sorta di “cuscinetto” verde verso il quartiere e una valutazione molto attenta della viabilità e dei parcheggi, in modo da non penalizzare i residenti come succede nelle zone delle stazioni». Il comitato chiederà «impegni concreti» anche rispetto all’impatto della trasformazione da quartiere prettamente residenziale a zona a servizi: «Il nuovo ospedale dovrà sapersi integrare al meglio con una comunità che ha scelto di vivere in quel quartiere».