– È partito ieri mattina da via Valverde, con un giorno in anticipo, il tour di , il 71enne che arriverà a Cittadella del Capo, in Calabria, il 20 di agosto percorrendo 1500 chilometri di strade italiane in bicicletta.
Obiettivo: onorare l’amicizia che lo legava ad , l’indimenticato medico, scrittore e rivoluzionario preparatore atletico legato al Varese Calcio mancato nel giugno 2015. Ed è una storia bella, delicata come la pioggia che ha accompagnato Giacomo durante le prime ore del viaggio. «Davano brutto oggi e domani – spiega al telefono con la voce un poco provata dagli sbalzi di temperatura – così ho deciso di anticipare la partenza: alle sei ero già in sella, una borsa dietro e l’altra davanti. Preso il Sempione, ho attraversato Gallarate e Busto, poi la circonvallazione per Milano, standone fuori, quindi sono arrivato a Lodi alle nove e trenta: a mezzogiorno arrivavo Piacenza, dove ripartirò domani mattina».
Questa la prima di tante tappe che porteranno Giacomo ad approdare al suo paese natale, dal quale era partito nel 1960, a 12 anni. Ma non si tratta di un’esperienza del tutto nuova: undici anni fa, sempre da Varese, sempre in agosto, Giacomo compiva il medesimo percorso, solo scegliendo la costa tirrenica e non quella adriatica, come farà invece quest’anno per variare paesaggio, e sempre in onore di un amico.
«Si chiamava : la nostra classe aveva diplomato i primi geometri delle serali al Daverio, nel ’69; poi lui si era trasferito a Madonna di Campiglio, dove è sepolto. Poi mi iscrissi a Giurisprudenza: al mattino lavoravo alle poste, al pomeriggio insegnavo. Ed ero appassionato di sport: allora come oggi lo praticavo tutti i giorni, e da qui qualche anno più tardi nacque la mia amicizia con Enrico. Erano gli anni Settanta: lui era il preparatore atletico del Varese, io lavoravo in banca e organizzavo allo stadio il trofeo , il motociclista riminese morto nel ’73: era un premio molto ambito che durò fino al ’78 e si era iscritto anche Enrico».
Ne nasce un’amicizia forte, supportata dalle molte passioni in comune, in primis sportive. «Quando andai in pensione divenni come lui un preparatore atletico: da giovane ero stato maratoneta. Giravamo assieme l’Italia: lui negli ultimi anni aveva fatto circa 600 convegni ed era un esperto di fama mondiale. Avevamo deciso di rifare assieme questo tour in bicicletta, ma la sua morte improvvisa ce lo ha impedito: né io, per problemi di salute, ero riuscito ad onorare l’impegno l’anno scorso. Ma oggi sono partito da solo e piano piano, con i miei 7500 chilometri percorsi dall’inizio dell’anno nel Varesotto, arriverò a destinazione, alzandomi di buon’ora e pedalando la mattina dopo essermi concesso una buona colazione. Al pomeriggio girerò le città d’arte che incontrerò sul cammino: oggi Piacenza, domani Bologna, dopodomani un’altra ancora e così via, fino ad arrivare a destinazione».
Unico finanziatore, il cavalier , che, altro suo caro amico, gli ha donato da parte del CTL un piccolo contributo spese prima della partenza: «Undici anni fa, al contrario, avevo trovato tanti sponsor e tanti mi avevano ospitato gratis nei bungalow».
Ora Giacomo si gode l’Italia meditando in solitaria sul tema dell’amicizia: «Con Vincenzo siamo riusciti a far passare in giunta la proposta di intitolare un giardinetto ad Enrico, facendo piantare una pianta rara a Villa Toeplitz: era il luogo dove si allenava, vicino a casa. Al mio ritorno spero che il nostro sogno si concretizzi».