Borse extralusso da tremila euro E schiavi cinesi sfruttati dal business

UBOLDO Venivano vendute al dettaglio anche a tremila euro l’una le borse prodotte dai 21 lavoratori trovati dalla Guardia di Finanza di Saronno in due capannoni dove regnavano muffa e spazzatura.

Sono emersi nuovi particolari sull’attività dei due laboratori che i finanzieri, guidati dal tenente Carlo Della Gatta, hanno scoperto al confine tra Uboldo e Rescaldina. Secondo quanto accertato in questa prima fase d’indagine la società gestita da un cinese di 33 anni, ma intestata ad un connazionale di 30 anni che ignorava di esserne responsabile, riceveva da un produttore italiano commesse per realizzare borse di note griffe italiane. Contratti possibili grazie all’elevatissimo standard di produzione ottenuto dal personale: in sostanza le borse non erano imitazioni, ma gli autentici prodotti firmati.

I due laboratori avevano raggiunto un tale livello di perfezione da essere competitivi come subappalto delle aziende italiane a cui le griffe commissionavano i propri prodotti. Una competitività che, evidentemente, si basava anche sulle precarie condizioni in cui lavoravano i dipendenti: 21 cinesi tra i 20 e i 30 anni tutti con regolare permesso di soggiorno ma senza nessun contratto di lavoro. Quindici uomini e 7 donne lavoravano e dormivano in locali invasi dalla muffa con cavi elettrici scoperti e residui di produzione.

A rendere ancora più pericolosa la quotidianità nei capannoni, dove giocavano liberamente a pochi passi dalle macchine da cucire anche sei bambini tra i quattro e i sei anni, la presenza di una sorta di mensa. Per non perdere tempo e sopportare turni di anche 14 ore i lavoratori si erano organizzati con freezer e grandi quantità di cibo sparse sui tavoli e lasciate all’aria senza nessuna protezione.

Ad aggravare ulteriormente le condizioni igienico sanitarie, il fatto che all’interno del capannone si trovassero anche decine di sacchi della spazzatura sparsi un po’ ovunque. I finanzieri, che hanno realizzato un vero e proprio blitz facendo irruzione negli stabili controllati da telecamere a circuito chiuso, hanno chiesto la chiusura dei capannoni oltre ad aver inviato un dettagliato rapporto all’Asl sulle carenze sanitarie e di sicurezza sul lavoro. A carico dell’amministratore delegato e del titolare sono state emesse sanzioni da 100 mila euro.
Sara Giudici

s.bartolini

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