SANGIANO Le indagini sono ancora in corso per stabilire con esattezza le responsabilità, ma il blitz che carabinieri e ispettorato del lavoro di Varese hanno portato a termine nei giorni scorsi a Sangiano ha già avuto risvolti impressionanti, a cominciare da quelli economici per il sodalizio coinvolto: 197 mila e 250 euro di ammenda, a cui si aggiungono altri 118 mila e 300 euro di sanzioni amministrative.
Mica male, per un’associazione sportiva dilettantistica.
A finire nel mirino dei militari è
l’Asd Templari di Sangiano, conosciuta nel Varesotto soprattutto per la squadra di calcio femminile, che porta avanti i campionati con buoni risultati.
Da qualche anno, poi, l’Asd ha avviato anche un vivaio, una scuola calcio che ha tentato di legarsi al Varese 1910. E proprio qui i carabinieri di Varese hanno voluto vederci chiaro.
In un blitz portato avanti nei giorni scorsi insieme agli ispettori del lavoro, i militari hanno denunciato due dirigenti dell’associazione sportiva: il presidente Daniele Fietta, 41 anni, e Ferdinando Langella, 33 anni.
Il blitz avrebbe portato allo scoperto una situazione di lavoro nero in cui erano coinvolti tredici minorenni, tra cui cinque ragazzi al di sotto dei sedici anni.
I «Templari» avrebbero organizzato una piccola scuola calcio estiva nella loro sede di Sangiano, in via Molino, dedicata ai ragazzi fino a dieci anni. Ma a gestirla, secondo gli inquirenti, ci sarebbero stati pochi adulti, insieme ai tredici ragazzi under 18, tutti in nero.
Non solo: ai genitori dei piccoli calciatori sarebbe stata ventilata la possibilità, per i ragazzi più meritevoli, di fare dei provini direttamente per il prestigioso Varese 1910 (estraneo alla vicenda). Ovviamente, dietro pagamento.
La situazione, raccontano gli inquirenti, sarebbe stata paradossale: i tredici ragazzini avrebbero avuto la responsabilità dei piccoli fino a dieci anni. Anche i cinque ragazzi under 16, secondo le accuse, sarebbero stati gli animatori-allenatori della scuola calcio dell’Asd Templari di Sangiano.
Le accuse ai due denunciati sono pesanti: lavoro nero e omessa valutazione dei rischi dell’attività lavorativa, oltre all’omessa comunicazione dei rischi corsi dai minori ai genitori dei minorenni al lavoro. I genitori dei cinque ragazzi minori di sedici anni, tra l’altro, sono stati anche loro denunciati: i loro figli non avrebbero proprio dovuto lavorare.
Il factotum della squadra sangianese, Achille Di Nunzio, nega ogni responsabilità, e nega perfino l’organizzazione della scuola calcio per quest’anno. Gli atti di carabinieri e dell’ispettorato del lavoro, però, restano. «Qualcuno ha usato il nostro nome» replica Di Nunzio. Le indagini, intanto, continuano, per appurare le responsabilità e, soprattutto, quanto si sia spinta avanti la vicenda dei falsi provini.
s.bartolini
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