Malpensa, addio isola felice Ogni settore è una polveriera

MALPENSA Chiamatelo polveriera. Da avamposto del rispetto delle regole, a pronta ad esplodere: è la storia dell’aeroporto.

Il catering diventa terreno di protesta dei lavoratori di Malpensa, ma la miccia potrebbe attecchire  in ogni comparto del sedime aeroportuale dove non c’è ormai quasi più un angolo tranquillo, di lavoro sicuro e professionalità da poter difendere. Ciò che conta è il minimo ribasso con cui un’azienda o l’altra si aggiudicano un appalto

Così la rabbia degli 11 mila occupati dentro il sedime aeroportuale, rischia davvero di esplodere.

Oggi è giorno di esame congiunto all’agenzia regionale del lavoro per il caso Do&Co, società che prepara i pasti da servire in aereo che ha perso una commessa per la compagnia aerea Jet Airways (vinta da Lsg Sky Chefs) e ha decretato un surplus di 20 dipendenti. Il contratto nazionale prevede la clausola sociale e il passaggio dei lavoratori in esubero all’azienda che acquisisce il nuovo lavoro. Ma se nel catering il rispetto della norma c’è sempre stato, stavolta no.

«Abbiamo già un problema di tenuta occupazionale a Malpensa», annota Luigi Tripodi (Uiltrasporti), «dal 2007 ad oggi, siamo passati da 17 mila lavoratori con tesserino per entrare nel sedime, a non oltre 11 mila unità. Se poi si mette in discussione anche lo zoccolo duro dei numeri del lavoro necessario a Malpensa, rischiamo davvero che salti tutto».  
Da qui la chiamata per le istituzioni, per Enac (organo di controllo dello Stato), Assocatering, (associazione delle aziende di catering) e prefettura.

In allarme anche le 400 operatrici delle pulizie e i lavoratori del consorzio Lepanto.

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m.lualdi

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