MILANO Ergastolo per 15 persone. E’ questa la storica decisione presa dalla corte d’assise di Milano che ha deciso di condannare i responsabili di tre omicidi di ‘ndrangheta. Non tre omicidi qualsiasi, però, perché uno di questi, commesso il 14 luglio del 2008, colpì il più potente dei capi della ‘ndrangheta lombarda: Carmelo Nunzio Novella. Due killer lo freddarono fuori dal circolino dei Reduci di San Vittore Olona. Qual’era la colpa di Novella? Aver pensato di poter staccare la Lombarda,
l’articolazione della ‘ndrangheta nella nostra regione, dalla casa madre calabrese. L’operazione “Infinito-Crimine” con l’arresto di centinaia di mafiosi tra Lombardia e Calabria scattò proprio due anni dopo, grazie alle indagini scaturite da quell’omicidio.
Ma cosa ha consentito ai giudici di Milano di poter condannare all’ergastolo 15 dei 17 imputati? La decisione dei due killer di pentirsi e di collaborare con la giustizia. Sono stati i racconti di Antonino Belnome e di Michael Panajia, ora collaboratori di giustizia, a dare una grossa mano al lavoro degli inquirenti. I fatti al centro del processo che si è concluso ieri con la condanna in primo grado riguarda l’omicidio di Carmelo Novella, ma anche altri due casi di ?lupara bianca?. Quello di Rocco Stagno, attirato con una trappola e freddato a Bernate Ticino il 19 marzo del 2008 e quello di Antonio Tedesco, soprannominato l’Americano. Anche lui pensava di partecipare a un summit mafioso, invece trovò la morte a Bregnano, in provincia di Como. Nel caso di Rocco Stagno il corpo venne seppellito con una ruspa e mai più ritrovato.
Una vicenda, questa, che ricorda molto quella di Salvatore D’Aleo, il picciotto della Cosa Nostra Bustocca, che alzò troppo la cresta e fu freddato in un bosco. Qui non si tratta di ‘ndrangheta, ma mi mafia siciliana, ma poco cambia. Per 2 anni di D’Aleo non si seppe nulla. Fu un altro boss, Rosario Vizzini, decidendo di diventare collaboratore di giustizia, ad indicare agli inquirenti dove si trovava il corpo dell’uomo ucciso. Per quell’omicidio Rosario Vizzini e Fabio Nicastro, entrambi testimoni di giustizia, sono già stati condannati. Ancora in corso, a Busto Arsizio, il processo a carico di Emiliano Italiano, quello che secondo gli inquirenti, fu l’esecutore materiale dell’omicidio.
Tornando alla ‘ndrangheta, sono numerosi gli omicidi ancora impuniti, avvenuti tra Lonate Pozzolo e Legnano. Giuseppe Russo venne freddato il 27 novembre del 2005 al Caffè Moro di Lonate Pozzolo. Una vera e propria esecuzione, con due uomini che arrivarono in moto e gli scaricano addosso un caricatore. Caccia ancora aperta anche agli assassini di Cataldo Murano, ucciso il 7 gennaio del 2005 a Ferno, di Alfonso Murano, ucciso sempre a Ferno con sei colpi di pistola il 28 febbraio del 2006 e di Cataldo Aloisio. Per lui, genero del boss Giuseppe Farao, di Cirò Marina, un foro di proiettile alla nuca e il corpo ritrovato senza vita nei campi di San Giorgio su Legnano, il 27 settembre del 2008. Chissà che questi 15 ergastoli non possano aprire la strada a nuovi pentimenti che aiutino a far luce anche sui casi ancora oscuri.
Tiziano Scolari
f.artina
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