VARESE L’obiettivo è condivisibile: contenere, prevenire e ridurre le emissioni di Gas fluorurati ad effetto serra. Ma la nuova normativa in vigore da ieri che impone a tutti gli operatori che installano apparecchiature contenenti gas serra (pompe di calore, gruppi frigoriferi, condizionatori d’aria, lavatrici industriali, climatizzatori in abitazioni e su auto) di iscriversi al Registro nazionale dei gas fluorurati per ottenere il certificato che li abilita ad operare, sta già creando qualche problema. Dal momento che i tempi, per ottenere la certificazione, sono troppo stretti: 200.000 installatori di impianti e autoriparatori rischiano così di trovarsi senza lavoro oppure di dover operare fuori legge.
Un’emergenza denunciata da Confartigianato, Cna e Casartigiani: «Una situazione assurda – sottolineano le tre associazioni di categoria – che blocca il mercato dell’installazione impianti e dell’autoriparazione e colpisce imprese e consumatori. Ed è tanto più grave nell’attuale momento di crisi economica che ha investito gli artigiani e le piccole imprese».
In base alla nuova normativa infatti le imprese che installano apparecchiature contenenti gas serra devono essere iscritte al Registro nazionale dei gas fluorurati per ottenere un attestato, che verrà rilasciato a seguito del completamento di un corso di formazione per le persone addette. Il certificato di qualità validerà le procedure aziendali inerenti i gas fluorurati e per averlo il personale tecnico dunque dovrà sostenere una prova teorica ed una prova pratica.
Un obbligo, secondo le associazioni di categoria, che carica gli imprenditori di nuovi costi ed adempimenti burocratici ma, soprattutto, che è impossibile rispettare nei 60 giorni consentiti dalla legge. Due mesi di tempo sono troppo pochi per consentire al sistema delle Camere di Commercio, che gestisce la registrazione e il rilascio dei certificati, di smaltire l’enorme mole di richieste di iscrizione. Molti operatori, quindi, non riusciranno neanche a presentare la propria istanza d’iscrizione. Oltretutto il decreto prevede sanzioni pesantissime: in caso di inadempienza le sanzioni vanno da diecimila a 100mila euro e il fatto costituisce anche reato, dunque scatta la denuncia penale.
Ecco perché le Confederazioni dell’artigianato e delle Pmi sollecitano un intervento immediato del Governo, per permettere a tutti gli imprenditori di completare l’iscrizione al Registro e ottenere il via libera ad operare.
Silvia Bottelli
p.rossetti
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