«Ciao Stefano, ti vogliamo bene». Una folla di adolescenti saluta il quindicenne Stefano Forzano.
A quasi due settimane dal decesso, visto che l’autopsia richiesta dalla Procura di Milano ha richiesto tempi lunghi per la concomitanza del “ponte” del primo maggio, si è celebrato ieri pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano, frazione di Oggiona, il funerale di Stefano Forzano, il giovane cresciuto nell’oratorio del paese che lo scorso lunedì 28 aprile è scomparso all’ospedale San Raffaele per i postumi di un terribile schianto in automobile, sabato 26 aprile lungo la provinciale tra Lonate Pozzolo e Busto Arsizio.
Stefano era sul sedile sul retro dell’automobile guidata dal padre di un amico, travolta sul pericoloso rettilineo della provinciale da un’altra automobile finita in testacoda per motivi che stabilirà l’indagine condotta dalla Procura di Busto Arsizio. Lo choc per la tragedia era ancora più vivo che mai, nella chiesetta di Santo Stefano gremita per la cerimonia celebrata da don Claudio Lumardi, il parroco che lo conosceva bene.
Fuori dalla chiesa un cavalletto riportava la fotografia che Stefano ha lasciato sul suo profilo Facebook e che vi rimarrà a futura memoria, accompagnata da un cartello “Ciao Stefano, ti vogliamo bene”, ad opera degli amici dell’oratorio San Paolo di Santo Stefano, che il ragazzo continuava a frequentare nel gruppo degli animatori.
«La scorsa estate eravamo andati insieme in vacanza in montagna» ricordano gli amici con cui aveva mantenuto un forte legame. Sconvolti nelle prime file i familiari del giovane: i cugini del quindicenne hanno voluto portare la bara bianca in spalla per un tratto lungo la navata centrale della chiesa, prima di “scortare” Stefano verso il cimitero del paese, in un corteo a piedi, silenzioso e ricolmo di tristezza e di rimpianti, che ferma il traffico sulla provinciale per Cavaria.
Nel cimitero di Santo Stefano, tra tante lacrime, abbracci di conforto e mani che cercavano di avvicinarsi per l’ultima volta al quindicenne, il parroco don Claudio Lunardi ha dato la sua benedizione mentre la bara veniva tumulata.
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