voleva uccidere? Oppure, come ha sempre sostenuto, quel colpo fatale all’amicoè partito per cause del tutto accidentali? La risposta a questi quesiti determinerà la pena per l’ex guardia giurata di 48 anni che il 23 giugno 2013 nel camping Sette Laghi ha sparato uccidendo Bonetti.
Un confine complesso. Tanto da richiedere un’operazione alla C.S.I. E in campo ieri mattina è sceso il Ris di Parma. Il gup , come richiesto da , difensore di Ammendola, e senza che il pubblico ministero si opponesse, ha affidato un supplemento di perizia balistica.
Il processo, per un omicidio che ancora oggi fatica a trovare un movente razionale, si giocherà tutto all’insegna della scienza. Tutte le analisi saranno eseguite a Parma. Si partirà dalla traiettoria del proiettile, con analisi dell’altezza di Ammendola e della posizione di Bonetti, per ricostruire l’accaduto con certezza. I Ris lavoreranno anche sull’arma. Un colpo poteva partire con facilità in maniera accidentale? Oppure, come ipotizzato dall’accusa, Ammendola, in piedi, ha puntato la pistola alla testa di Bonetti, seduto all’altro capo del tavolo, stendendo il braccio in tutta la sua lunghezza per essere più vicino, e poi ha fatto fuoco per uccidere centrando l’altro in fronte?
«Il punto – spiega Franchi – È che non esiste un movente. Ammendola e Bonetti erano amici». Il camping, all’epoca, era oggetto di un’indagine giudiziaria che ne ha portato al sequestro. I residenti erano disperati e Ammendola e Bonetti, già ubriachi, erano andati nella casetta dell’assassino a bere ancora dopo una riunione di fuoco sul da farsi.
Alcol, disperazione e animi esagitati. «Ma tra i due non ci fu alcun litigio – aggiunge Franchi – Le analisi scientifiche già effettuate non hanno di fatto rilevato alcuna traccia di colluttazione nell’alloggio del mio assistito. Credo che se qualcuno ti punta una pistola addosso per ucciderti, non resti seduto passivamente, ma lotti. Lasciando delle tracce». E ancora, quel colpo in canna. Ammendola ha dichiarato di aver tolto le munizioni dall’arma ma di essersi scordato di quell’ultimo colpo. Pare che nel camping all’epoca vi fossero stati dei furti e che l’ex guardia giurata con la passione per le armi, lui stesso ha dichiarato “di essere stato uno stupido che ha distrutto due vite”, dormisse con la pistola carica per difendersi dai ladri. E di aver scordato di averla già armata. Da quella dimenticanza sarebbe scaturita la tragedia.
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