Lo choc di chi ha visto l’incidente «Simona, ora perdonaci se puoi»

Incidente in viale Valganna: la procura apre un fascicolo per omicidio colposo. Il conducente del bus navetta contro il quale si è schiantata la Fiat 600 guidata da , 23 anni di Bisuschio al quarto mese di gravidanza, è stato iscritto nel registro degli indagati quale atto dovuto. L’autorità giudiziaria ha affidato l’incarico per l’esecuzione dell’autopsia sul corpo della giovane vittima, mentre non è ancora stata fissata la data dei funerali di Simona che si terranno nella chiesa parrocchiale di Besano. La morte di questa giovane madre e del suo bambino, il dolore di , il compagno di Simona, l’insopportabilità della tragedia, ha spezzato il cuore di tutto il territorio. E Simona Conte, oggi, è nei pensieri di tutti.

La sua morte ha spinto molti alla riflessione sulle strade, sulla sicurezza, sulla scarsa considerazione che si ha del codice. E , in una lettera al nostro giornale, mette il dito su ogni aspetto di questa vicenda. «Ero casualmente a 300 metri in linea d’aria dal luogo in cui è avvenuto l’incidente, a casa di un amico, quando la moglie è entrata dicendo: c’è stato ancora un incidente alla curva maledetta».

Vanoni scrive che soltanto qualche ora dopo ha saputo la portata del dramma: «Era morta una ragazza di 23 anni, incinta del suo bambino – scrive – Ho visto il contrasto tra il calore delle nostre case e il dramma che potevano vivere i genitori e il compagno di questa donna. Mi è sorta spontanea la domanda: è giusto morire così? E’ giusto che tanti giovani possano perdere la vita in incidenti banali ma così drammatici? Che tipo di società abbiamo costruito quando tanti, troppi giovani muoiono sulle nostre strade?».

Lo spunto di riflessione proposto da Vanoni passa attraverso l’analisi di una società dove l’importate è correre, essere competitivi. Con i ragazzi bombardati da modelli effimeri dai mass media. «Tutto questo correre ha generato falsi miti – continua Vanoni – E questa morte non è una fatalità, visto che le nostre strade sono diventate una sorta di cimitero itinerante, dove abbiamo perso troppi giovani, che sono il nostro futuro. No, non possiamo considerare queste morti solo una fatalità. Nei confronti dei giovani non abbiamo insegnato abbastanza. Ad usare correttamente l’auto, ad esempio, a rispettare il codice della strada. Un po’ tutti ci siamo abituati ad infrangere norme che per qualcuno sono diventate fatali».

«Insegnamolo ai nostri ragazzi»

E Vanoni parla di responsabilità: «A Simona e a tutti i giovani morti drammaticamente sulle nostre strade, dobbiamo chiedere perdono per essere stati cattivi maestri – dice Vanoni – pessimi educatori. Non possiamo accettare passivamente la morte di una ragazza di 23 anni incinta del proprio bambino solo per una curva presa male. Dobbiamo impegnarci tutti a insegnare ai nostri ragazzi a andare lontano, non quello di arrivare per primi. Se puoi, Simona, perdonaci».

Lo spunto, al di là delle responsabilità che sarà la magistratura a stabilire, dovrebbe davvero spingere a una riflessione ampia.

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