«Nel ’68 all’esordio battemmo Cantù Vorrei sentire cata su e tagliare la barba»

Lui, il suo desiderio l’aveva già espresso il giorno della presentazione. Quando la Pallacanestro Varese era stata ospitata a casa sua, nel suo Salone Estense, per consegnarsi alla città. «Fatemi ancora ascoltare il “cata su”» aveva detto quel giorno Attilio Fontana. E quale occasione migliore per cantarlo del derby di domani? Sarebbe la chiosa perfetta a un film che tutti non vedono l’ora di guardare, il finale meritato e musicale in una favola splendida.

E chi lo sa: gli ottimisti siete voi della Provincia. Io ribadisco quello che ho già avuto modo di dire: questa è una squadra che se gioca al massimo può battere chiunque, ma se qualcosa le va storto diventa dura.

Quindi vi dico questo. Campionato 1968-1969: l’Ignis allenata da Messina schierava in quintetto Ossola, Rusconi, Raga, Flaborea e Meneghin. Dalla panchina uscivano Ovi, Villetti, Paschini, Consonni e Malagoli.

Quell’anno alla prima di campionato andammo a giocare a Cantù. Io andavo al liceo, e la sera ero costretto ad andare a letto presto perché la mattina avevo una sveglia antelucana. I miei non mi davano il permesso di restare alzato ad aspettare che la Domenica Sportiva desse i risultati della pallacanestro. Solo la mattina seppi che avevamo vinto di un punto.

Ecco: quell’anno vincemmo anche il campionato. Io la butto lì, ognuno la prenda un po’ come vuole.

No, non esageriamo: la barba me la taglio se vinciamo il campionato. Diciamo che se battiamo Cantù io mi accorcio i capelli: una spuntatina.

Per forza: secondo voi non me lo merito uno scudetto da sindaco?

E allora bisogna vincerlo quest’anno, poche storie. Perché poi ci saranno le elezioni, e sarebbe tardi.

Prenderei un lungo in più perché Daniel è senza cambio: se gli viene il raffreddore siamo finiti. Anche Marconato andrebbe benissimo, oppure Crosariol.

Non c’è nulla di cui avere paura, quindi stia tranquillo. Perché quella di domani è la partita perfetta, quella che ogni allenatore sogna, quella in cui non c’è nulla da perdere.

Perché se vince può svoltare la stagione, dare una botta d’entusiasmo pazzesca, mettere la strada in discesa. Se invece perde, è nelle corde: Cantù è più forte di Varese, almeno sulla carta. Lo dice anche la vostra griglia.

Per il momento accontentiamoci: cata su, cata su, cata su.

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