In aula il «calvario» dei genitori di . Al processo a carico dell’ex suora di Sant’Edoardo , imputata per violenza privata, abusi sessuali e stalking, ieri è stato il turno delle testimonianze dei genitori della ragazza, che si è tolta la vita nel giugno del 2011 dopo una relazione clandestina con la religiosa che sarebbe durata per 13 anni.
Le lettere d’amore
e , rispondendo alle domande della pubblica accusa, hanno ricostruito quello che la signora ha definito «un calvario», iniziato quando la 15enne figlia Eva aveva conosciuto, all’oratorio di Sant’Edoardo, suor Maria Angela, allora responsabile del Centro Primavera della parrocchia.
«Una sera Eva non rientrava dall’oratorio e la trovai nella sala del bar, da sola con la suora», racconta la madre. Dopo quell’episodio, e una serie di strani cambiamenti («Aveva iniziato a prendere peso e smesso di fare sport», racconta il padre Roberto), Giovanna Bozzolini decide di «spiare la Smemoranda» che Eva conservava nella sua camera.
«Trovai incollati fogli, biglietti, lettere di suor Maria Angela, firmati “sister Mary”, poi “mamma Mary” – ricorda – Chiamava Eva “amore” o “figlia mia” e definiva me “vipera”. Parlò persino di “baci sulle labbra” e chiese a Eva di portarle l’ecografia delle sue ovaie».
A quel punto la madre della ragazza affrontò suor Farè, chiedendole di «rientrare nei binari, per farle capire che non era giusto quello che faceva». Persino il Capodanno del ’99, «mentre tutti festeggiavano, noi andavamo a parlare con la suora, di nascosto da Eva – rivela Roberto Sacconago – Ci incantava parlando di don Bosco e Maria Goretti. Solo il parroco di allora, don , si propose di denunciarla».
Segreti e voci
Ma soltanto dopo diverse sollecitazioni con le superiore della religiosa i genitori di Eva riuscirono ad ottenere il trasferimento di suor Farè a Catania, nell’aprile del ’99.
«Andammo a Malpensa di nascosto, per controllare che partisse davvero, per la nostra pace», ammette la madre. Per loro era finita lì, con suor Farè che era riapparsa nella vita di Eva solo nel 2006, quando le offrì un lavoro come segretaria nell’istituto di Pavia dove operava. Tanto da aver «dichiarato il falso alla Polizia», ammette la signora, quando furono avviate le indagini sugli abusi: «L’ho fatto per amore di mia figlia. Me l’aveva supplicato».
I segreti riemergono solo nell’ottobre del 2011, quando i genitori aprono un plico di documenti conservati nel bagagliaio dell’auto di Eva. «E-mail che ci hanno terrorizzati – dice la madre – si leggeva della suora che allungava le mani e che aveva dormito tutta la notte a casa di Eva».
Prima della tragedia, la madre sapeva solo di «problemi con i parrocchiani. Voci malevole che era incinta e che se la faceva con don Alessandro».
Si torna in aula a gennaio, con la testimonianza dell’amica del cuore di Eva.n