Patto di stabilità Ue: Italia «rimandata» a marzo. E in totale sono sette i Paesi che secondo la Commissione europea rischiano di violare nel 2015 i vincoli di bilancio comunitari. In un’attesa opinione sul bilancio previsionale italiano, l’esecutivo comunitario chiede a Roma di garantire il rispetto delle regole europee, ma questa volta mette l’accento sulla necessità di perseguire riforme economiche più che il risanamento delle finanze pubbliche, vista la delicata situazione economica. Una nuova valutazione da parte di Bruxelles avverrà
a marzo.
In un comunicato stampa pubblicato ieri mattina, la Commissione europea chiede ai Paesi membri della Zona euro a rischio di violazione degli impegni comunitari (Belgio, Spagna, Francia, Italia, Malta, Austria e Portogallo) «di adottare le misure necessarie nell’ambito della procedura nazionale di bilancio al fine di garantire che il bilancio 2015 sia conforme al patto». Nell’opinione relativa all’Italia l’esecutivo comunitario è più chiaro su quello che intende dire.
«La Commissione è dell’opinione che l’Italia ha fatto progressi per quanto riguarda le raccomandazioni di bilancio e invita le autorità a fare ulteriori passi avanti al fine di portare il debito pubblico su un piano calante, coerente con la regole del debito nei prossimi anni».
L’esecutivo comunitario è stato chiamato a una delicata quadratura del cerchio. Il bilancio previsionale italiano, attualmente in discussione in Parlamento, prevede un aggiustamento strutturale del deficit dello 0,3% del Prodotto interno lordo, insufficiente alla luce delle regole europee. Consapevole della difficile situazione economica, la Ue ha deciso di non chiedere ulteriori misure di finanza pubblica ma vuole che il governo si adoperi per adottare le riforme promesse.
Nella sua opinione, Bruxelles mette l’accento sulle difficoltà dell’Italia. Secondo i calcoli dell’esecutivo comunitario, le regole di riduzione del debito imporrebbero in questo momento all’Italia un taglio del suo deficit pari a circa 2,5 punti percentuali del Prodotto interno lordo (Pil) nel 2015. Sulla base di un deficit strutturale nel 2013 dello 0,8% del prodotto interno, il bilancio si trasformerebbe l’anno prossimo in un attivo strutturale di oltre l’1,5% del Pil.
«Abbiamo esaminato gli sforzi fatti dagli Stati membri. Nel caso dell’Italia abbiamo stimato che sono reali. La riduzione del debito richiesta era esagerata ma la nostra idea è che si stia facendo ancora un po’ troppo poco», afferma Pierre Moscovici, commissario Ue all’Economia. Più duro il capogruppo Ppe All’Europarlamento, il bavarese Manfred Weber: «Sanzioni se entro marzo non succede niente di nuovo».
«Il programma dell’Italia – è la replica del ministero dell’Economia – ha ricevuto il via libera e non è prevista alcuna procedura d’infrazione a carico del nostro Paese. E arriva l’apprezzamento sul bilancio per il 2015».