Davanti alla scavigliata di Eyenga, occorsa ricadendo sul piede di un compagno, verrebbe da citare il duca-conte Piercarlo Semenzara del secondo tragico Fantozzi: «Vada via, menagramo d’un menagramo». Chiunque tu sia. Qui non si tratta di aver perso due chili e mezzo di fiches al casinò: c’è che quando si infortuna pure il sostituto di un altro infortunato, capisci come la congiunzione astrale attuale sia un tantino sfavorevole.
Al piccolo grande Ugo da Trapani il compito di sostituire l’incredibile
Hulk spogliarellista, disarcionato dalla sua panchina, e di farlo al meglio: Cremona-Brindisi è un itinerario che dovrà smuovere quel salice piangente che è la classifica, ed è francamente tardi per appellarsi alla sfortuna.
Pensare a espulsioni che hanno trovato posto sulle prime pagine dei giornali nazionali, a partite perse per un soffio e a giocatori fondamentali su cui non si potrà contare per un bel po’ sarebbe fuorviante e perdente: il piatto è semivuoto, al di là di ogni aspettativa.
Una vittoria in trasferta arriva solo se la meriti e la squadra scesa in campo nel secondo tempo contro Milano non avrebbe alcuna difficoltà ad ottenerla; l’armata Brancaleone della scampagnata capitolina, quella delle amnesie intermittenti e devastanti che hanno fatto sorridere prima Reggio, poi Venezia, poi ancora Trento, sì. Siamo dottor Jekyll o mister Hyde? Siamo tutto fumo o c’è anche un po’ di arrosto? È ora di rispondere, prima che lo faccia l’evidenza.
Il primo appello è al cospetto di “cugini di campagna” da prendere ad esempio: la nobiltà si nasconde nei risultati conseguiti in rapporto al proprio potenziale, e la compagine di Pancotto è sotto questo aspetto sangue blu di stirpe purissima. Buon viaggio Varese: che il recente passato ti sia lieve.