– Mauro Nicora è l’ultimo erede di un mestiere antico destinato a scomparire. Terza generazione di decoratori-restauratori attivi ad Azzate dalla fine dell’800, Mauro ha lavorato ad opere importanti in tutto il nord Italia.
È stato restauratore a San Vittore a Varese, chiamato a sistemare gli affreschi della volta absidale; inoltre ha coordinato il restauro integrale di Palazzo San Giorgio a Genova, che fu progettato da Lodovico Pogliaghi.
«La mia è un’arte che si impara soprattutto sul campo – dice Nicora, che ha lo studio a Bodio Lomnago con la moglie Paola Mangano – Mi sono formato nella bottega di un vecchio affreschista fiorentino e lì ho imparato tutti i segreti del mestiere. Che nessuno vuole più imparare: oggi non si investe sul restauro, che invece è una necessità se si vuole tramandare l’eredità storico-artistica del Paese».
Mauro Nicora è stato chiamato a salvare una porzione della Cascina Sforzesca del 1486 a Vigevano, una amplissima proprietà in stato di abbandono, che il Comune non ha fondi per sistemare.
I cittadini hanno votato la cascina “Luogo del cuore”, e il Fai ha sponsorizzato la risistemazione di uno dei quattro colombaroni, per poter attrarre futuri finanziatori. Nicora sta lavorando agli affreschi, di cui oggi restano solo tracce, ma che nel ’500 ricoprivano interamente la facciata e che già
a cavallo del secolo scorso erano stati oggetto di recupero; inoltre restaurerà due lapidi con epigrafi risalenti al 1400, che narrano le imprese di Ludovico il Moro.
Il lavoro di decoratore-restauratore presuppone una competenza ed un approccio metodologico frutto di riflessioni molto ponderate, e non solo economiche. Dice Nicora: «È dagli anni ’80 che ci si interroga se la tecnica debba essere finalizzata anzitutto alla conservazione oppure alla ricostruzione dell’opera d’arte danneggiata. Il dibattito ha visto spesso prevalere la tesi del mantenimento con minimo intervento. Tuttavia, se si osserva il patrimonio storico e artistico che è arrivato fino a noi, si comprende che, se non fossero stato decisi interventi di ricostruzione, la maggioranza delle opere non sarebbe neppure giunta fino a noi. Ricostruire è un dovere, bisogna farlo in modo deciso e competente».
«In altri casi, invece, è interessante aggiungere alcune opere decorative ex novo alle architetture esistenti, come ho fatto per il fontanile battesimale della parrocchiale di Daverio», aggiunge. Il grande affresco murario che Mauro Nicora ha dedicato al Battesimo di Cristo campeggia nell’abside a sinistra della navata principale.
«La mia è una sensibilità classica, “caravaggesca”: amo ritrarre la realtà senza interpretarla, con scelte anche coraggiose, ma sempre molto realistiche. Per ritrarre Gesù e San Giovanni ho voluto ritrarre i nostri luoghi e i nostri volti. Ho individuato persone normali che vivono qui, non modelli di professione, le ho vestite con panneggi e portate sulla riva del Ticino. Ho voluto inserire nella scena la Madonna, perché una madre è sempre presente al battesimo del figlio: mi sono ispirato a mia figlia Matilde, una bellezza bionda, semplice, locale. La stessa bellezza ritratta a tutta altezza nel cartone dell’Assunzione di Maria, per un affresco destinato alla chiesa di Azzate: anche così si può avvicinare la gente comune all’arte religiosa».