in gergo verrebbe definita un cervello in fuga. Rientrato in Italia dopo alcuni anni passati negli Stati Uniti è approdata all’Iit, l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova: una fondazione con pochi anni di vita alle spalle, dove l’età media di chi lavora è attorno ai trenta, ma che è già annoverata come Centro di eccellenza per la ricerca. Solo pochi giorni fa dai suoi laboratori è uscita la prima mano robotica made in Italy e stampata in 3D.
Eppure, come sempre le definizioni vanno troppo strette. Perché Natalia è anche un’innamorata della scienza e della ricerca, un’entusiasta e – da qualche tempo – una blogger sui temi della nutrizione.
Nata e cresciuta in un territorio di mezzo, sospeso tra le province di Como e Varese, Natalia ha scelto di studiare all’Insubria per mettere in cascina una laurea triennale in Biologia e una specialistica in Biologia applicata alla ricerca biomedica, entrambe con il massimo dei voti.
Poi è arrivato il dottorato a Milano in Farmacologia e quindi gli Stati Uniti. «Ero già stata in Germania durante gli studi e quando mi si è presentata l’opportunità
di partire avevo tre scelte davanti: Scozia, Francia o California – racconta – E io ho scelto proprio gli Stati Uniti dove alla fine mi sono fermata per tre anni».
Un tempo lungo? «In generale noi italiani siamo poco propensi a partire – dice – Ma alla fine queste esperienze sono quelle che ci fanno crescere di più e non solo dal punto di vista delle competenze. I giovani di oggi hanno molte possibilità in questo senso ed è bene che le colgano perché valgono moltissimo».
Un valore che lei ha riportato in Italia scegliendo di accettare la proposta arrivata da Genova che le ha aperto una prospettiva di un quinquennio da passare in un centro altamente specializzato.
«Qui – racconta – mi occupo di lavorare nel mio campo che è quello della farmacologia e della sintesi di nuovi farmaci su base proteica in un gruppo multidisciplinare. Sono in un ambiente davvero stimolante con tantissimi ricercatori e con la possibilità di fare davvero ricerche ad altissimo livello».
Agli studi varesini, anche ora che ha vissuto e studiato all’estero, riconosce un grande merito nella sua formazione. «Quando ho studiato per la laurea magistrale – racconta – eravamo pochissimi studenti: siamo partiti forse in venti e arrivati solo in dieci. I docenti hanno saputo trasmettere non solo la voglia di fare ricerca, ma anche una grande capacità critica e di pensiero».
Un’apertura mentale che forse ha contribuito a spingerla sempre ad allargare i suoi orizzonti.
Nel tempo libero Natalia ha frequentato un master in nutrizione e dietetica all’Università delle Marche e ha messo lì un tassello di quello che, un po’ scherzando, chiama il suo Piano B.
«Il campo della nutrizione mi ha sempre interessato – dice – e quindi ho deciso di approfondirlo con lo studio».
Ma soprattutto tutto questo per Natalia si è tradotto nell’apertura del blog “Nutrizioneericerca”. «Si tratta di un luogo dove spiegare in maniera obiettiva i risultati della ricerca scientifica in ambito nutrizionale – racconta – anche perché troppo spesso manca una corretta informazione. Qui parlo anche di nuovi alimenti e nuovi modi di nutrirsi».
Con Natalia l’amore per la ricerca ha indubbiamente molti volti, ma alla fine lo scopo è sempre lo stesso: condividere i risultati.