– Circa cinquecento lavoratori della sede Whirlpool di Cassinetta di Biandronno hanno scioperato ieri per manifestare la propria contrarietà al nuovo piano aziendale del colosso Usa.
No alle chiusure degli stabilimenti e ai licenziamenti che dovrebbero riguardare fino a 1.350 persone: questo il motivo del presidio, fermamente intenzionato a esprimere opposizione alle novità ventilate, ancorché esse non interessino direttamente le frazioni aziendali (Cassinetta, appunto, e Comerio) della provincia di Varese.
La mobilitazione era stata annunciata già nella serata di lunedì, allorquando i sindacati confederali (Fim Cisl, Uilm e Ugl) hanno abbandonato il tavolo delle trattative con i rappresentanti dell’impresa americana, all’apice di in un incontro organizzato per confrontarsi sulle anticipazioni del piano industriale di Whirlpool-Indesit, il primo dopo l’acquisizione della società della famiglia Merloni.
Davanti alla prospettiva della chiusura dei siti di Carinaro (Caserta) e None (Torino), ogni volontà di proseguire con il summit è venuta meno. Le sigle rappresentative dei lavoratori avevano contestualmente annunciato 12 ore di sciopero entro il 10 maggio: le prime due si sono concretizzate ieri, anche a Cassinetta.
Quasi la metà del personale ha prima partecipato all’assemblea tenutasi alle ore 9.30, poi è scesa in strada per una manifestazione di due ore e trenta, con un presidio davanti ai cancelli della fabbrica e una marcia sulla provinciale del lago.
Fermata la produzione: oltre all’assenza degli operai (e di qualche impiegato) dalle mansioni abituali, alcuni camion sono stati bloccati all’accesso del sito produttivo per tutta la durata della protesta.
Le cui motivazioni sono innanzitutto da ricercare nella solidarietà: «Il nostro sindacato è sempre stato compatto nella scelta di difendere i lavoratori – dichiara Matteo Berardi, della segreteria Rsu di Whirlpool per la Fiom Cgil – Se per un’azienda vengono prima i macchinari e gli investimenti, per noi hanno la precedenza le persone: non si può mettere a rischio il futuro di gente che ha un contratto a tempo indeterminato».