Parliamo dei cedri e non delle persone

L’editoriale del direttore Andrea Confalonieri

A Varese ci trastulliamo tra l’abbattimento di un cedro o calocedro (attenti a non sbagliare il nome, se no apriti cielo) e il presidente della squadra di calcio già retrocessa con 10 milioni di debiti che suona e canta come se fosse reduce dall’Oktoberfest (guardate la nostra web tv Video Varese). Intanto i sindacati nazionali scendono in piazza a Cassinetta mentre la Whirlpool ha appena deciso di assumere 280 persone, guarda un po’ che “pirlata”, proprio a Cassinetta.

E così mentre cantiamo, balliamo o difendiamo il lavoro degli altri invece del nostro, un tecnico di laboratorio all’ospedale prende 1.200 euro al mese e con quelli deve mantenere la moglie malata e la figlia. Capita pure che il professore scozzese Antony Daly dia un tetto al suo ex panettiere Fabrizio, varesinissimo, che ha perso famiglia, casa e lavoro (leggete la storia raccontata da Valeria Deste a pagina 15): «I varesini – dice Antony, quindi rimangiatevi prima di averla pensata la solita solfa del razzismo – sembra quasi che valgano meno degli stranieri, che invece trovano sempre un tetto sotto cui ripararsi». Deve arrivare un professore scozzese a dircelo, perché qui siamo tutti intenti a schierarci con Salvini o Tosi, Renzi o Bersani. Dov’è il realismo? Qual è la prospettiva? Presidiano Twitter e Facebook, ma la realtà è un’altra cosa. Il primo che si occupa di persone in carne e ossa o lavoro vero (Job Acts? Ma parlate in italiano), e che mangia polenta e asino alla festa degli Alpini invece di risotto alla forfora o prostata al forno, lo votiamo sindaco. Se è Roberto Bof, non vale: vincerebbe prima di iniziare.