Prendete anche uno come , E chiedete a lui cos’è il Varese. Cuore biancorosso se ce n’è uno, quello del sostituto procuratore generale presso la procura di Milano. «Servono 300mila euro per iscrivere il Varese? Mettiamoli noi». Una provocazione? No, una proposta. «, e credo ce ne siano: mille euro a testa, e con trecento sostenitori abbiamo pagato la fideiussione che serve per iscrivere la squadra alla serie D. , e chiamiamo pure questa cosa con il suo nome: una colletta.
Però in ballo c’è qualcosa di davvero grande».
“”, dice Masini. Non è solo calcio, insomma. «Io so che molti si arrabbieranno di fronte a questa proposta. Molti diranno che ci sono cose più importanti di una squadra di calcio. Ed è vero, o meglio: sarebbe vero se stessimo parlando solo di una squadra di calcio. Ma qui c’è molto di più: qui di questa città. Insomma: se il campanile del Bernascone rischiasse di crollare e i cittadini si unissero per raccogliere i soldi e salvarlo, qualcuno direbbe “Ma è solo un campanile?”. Non credo: è storia, è tradizione, è il panorama della nostra città. E il Varese è la stessa cosa. Dire che tutto questo si riduce in undici ragazzi che prendono a calci un pallone è banalizzare una parte della storia di questa città: dei nostri nonni, dei nostri padri».
Si immagini un domani senza Varese. «. Anche perché senza calcio non siamo mai stati: siamo retrocessi e falliti, ma non siamo mai scomparsi. La partita del Varese ormai è nel nostro dna, è elemento portante delle nostre settimane. E non è questione di palcoscenici o di categorie: è più bello giocare in serie B, ci mancherebbe, ma non avremmo certo problemi ad affrontare una serie minore. In serie D ci siamo stati talmente tante volte, che ci abbiamo fatto il callo».
: di persone che stanno lavorando e lottando per salvare la società ma anche di enormi difficoltà. Tiziano Masini ha le idee chiare, come sempre. «Piuttosto che scomparire, mi va bene anche iscrivere la squadra con . Certo: dietro alla sua proposta c’è l’incertezza e ci sono un sacco di punti di domanda. Ma secondo me è giusto provarci, piuttosto che restare senza calcio. Facciamo questa serie D, facciamola pure con l’obiettivo di salvarci, stringiamo i denti per una stagione e intanto lavoriamo. Lavoriamo per trovare gente, soldi, persone. Lavoriamo per riorganizzarci, per compattarci: e poi riproviamoci tra un anno. Perché trovare tutti questi soldi e queste competenze in pochi giorni non è facile ed è quasi impossibile. Con sei, sette mesi di tempo le cose cambiano. Proviamoci:».