Ho letto la bellissima pagina di Simona Carnaghi sulla tragedia del Vajont. So che la Provincia canta sempre fuori dal coro, e spesso racconta quello che gli altri non dicono o non vedono, ma perché del Vajont si sente parlare solo su History Channel, o magari negli anniversari con qualche articolone altisonante che poi muore lì, magari per essere rispolverato soltanto all’anniversario dell’anno dopo? La vostra giornalista scrive che centomila persone all’anno visita la diga, agli stranieri viene raccontato quello che è successo e restano sbigottiti. Ma gli italiani sanno davvero quello che accadde e di chi furono le responsabilità della morte di duemila persone: se la risposta fosse no, chi e quando glielo racconta?
Michele Andreatti
Busto Arsizio
Gentile signor Andreatti,
il punto è proprio questo: pochi italiani sanno davvero cosa è accaduto alla diga del Vajont perché manca, a livello di apparato, la volontà di divulgare la vicenda. Lo Stato esce decisamente penalizzato dal fatto e non ha alcun interesse nel rendere noto l’accaduto. Proprio per questo nel Vajont bisogna andarci, per capire e conoscere. La Pro Loco e il Comune di Erto hanno fatto della divulgazione del fatto, della salvaguardia della memoria, una battaglia che a discapito di tutto stanno vincendo.
La prova? Cento mila visitatori all’anno raggiunti con pochi mezzi.
Io la storia del Vajont l’ho scoperta davvero nel 1993 grazie allo spettacolo Il racconto del Vajont- Vajont 9 ottobre 1963 orazione civile, di Marco Paolini. Ero al liceo e con Paolini scoprii Tina Merlin. La Merlin subito dopo il disastro scrisse Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso del Vajont. Racconto lucido e tecnico dell’accaduto. Il fatto che la Merlin per questo testo abbia trovato un editore soltanto nel 1983, 20 anni dopo la tragedia, prova come l’apparato non volesse in alcun modo rendere fruibili alla massa queste informazioni.
Fa piacere constatare che, visto che io e lei ne stiamo parlando, l’intento di insabbiare tutto è stato disatteso da quella coscienza civili che la gente del Vajont continuerà a pungolare.
Simona Carnaghi