Ciclisti in strada indifendibili? Non per noi

L’articolo “Multare i ciclisti? No tuteliamoli” (La Provincia di Varese, 24 agosto), mi stimola molte domande. Il fatto che il territorio sia «un paradiso per chi vuole pedalare», e che i ciclisti non inquinino, costituisce deroga automatica dal rispetto del codice della strada e, molto spesso, anche dalla buona educazione e dal rispetto verso gli altri utenti della strada (pedoni inclusi)? Il fatto che esistano automobilisti indisciplinati, è una esimente che consente ai ciclisti di poter fare quello che vogliono? È

la stessa logica che dire: c’è chi rapina, allora non puniamo i furti… Il codice della strada vale anche per loro, e quindi non possono viaggiare in fila per sei (Nicoletti non ha detto niente di scandaloso: vedi Codice della Strada), non possono passare con il rosso, non dare la precedenza, circolare contromano, viaggiare senza luci in galleria e dopo il tramonto, non dare le precedenze ai pedoni sulle strisce, e molto altro. Non si tratta di arrabbiarsi per la Tre Valli: ogni finesettimana si notano ciclisti con un modus operandi come quello che ho descritto. E guai a protestare: si viene presi a parolacce… sarà che è il loro modo di far sentire “la loro voce”. E se passate con il verde, siete sempre voi in torto che dovete fare attenzione e lasciar fare i ciclisti che passano col rosso… senza contare i guai in caso di incidente, pur essendo dalla ragione ovvia chi transita con il verde o rispetta un senso unico. Altro che “categoria debole”… meritevole di tutela… Non possono pretendere rispetto se essi per primi non rispettano. Moltissimi – me incluso – sono stanchi di leggere prese di posizione su comportamenti indifendibili.
Un assiduo lettore de La Provincia.