Disabile deriso e preso a schiaffi. A processo la baby gang di Sesto

Si è aperto il procedimento a carico di nove giovani tra i 18 e i 23 anni. Nel 2013 molestarono un ragazzo con problemi mentali in centro

E’ iniziato ieri mattina a Busto Arsizio il processo contro la baby gang di Sesto Calende: si tratta di nove giovanissimi, di età compresa tra i 18 e i 23 anni, residenti tra Sesto, Castelletto e Taino, che nel mese di ottobre del 2013 sono stati sottoposti e provvedimenti restrittivi (qualcuno arrestato, altri denunciati) grazie all’attività svolta dai carabinieri della stazione di Sesto Calende, coordinati dai colleghi della Compagnia di Gallarate e dalla Procura di Busto Arsizio.

Ieri mattina in udienza hanno parlato i carabinieri che nel corso del tempo hanno compiuto gli interventi che ha visto coinvolti i giovanissimi. Il gruppo, capeggiato da un peruviano già noto alle forze dell’ordine, era composto da sei italiani e da tre stranieri. Nella banda aveva trovato spazio anche una ragazzina di 18 anni. Nei confronti dei giovani è stato contestato anche il reato di associazione per delinquere.
Il gruppo, infatti, aveva come obiettivo, secondo la ricostruzione investigativa, quello di mantenere l’egemonia sulle strade attraverso l’intimidazione e le aggressioni. A Sesto si sono messi in evidenza per una serie di episodi di violenza. In particolare il peruviano deve rispondere della vile aggressione ai danni di un disabile. Una vicenda che fece grande scalpore in città e che risale al mese di giugno dello stesso anno.

In quella occasione un uomo disabile per problemi mentali era stato più volte molestato e poi aggredito da un gruppo di sei bulli, in pieno centro a Sesto Calende. L’uomo, 32 anni, era stato salvato dall’intervento di alcuni negozianti che avevano chiamato i carabinieri. I militari arrestarono il peruviano per resistenza, denunciando sei giovani che avevano deriso, spintonato e schiaffeggiato il disabile. Il ragazzo si era ribellato piangendo e urlando. La pattuglia dei carabinieri evitò che la situazione potesse ulteriormente degenerare. Nei mesi successi gli episodi non si sono mai interrotti. Fino al mese di ottobre quando su disposizione della Procura di Busto erano state emesse diverse ordinanze di custodia cautelare. Gli indagati, in attesa di giudizio, sono tornati in libertà.