Docce gelate sulla disabile: condannata

Quattro mesi per un’educatrice di una struttura di Arcisate, accusata di abusi di metodi di correzione. La vittima aveva raccontato tutto: dagli slip sporchi gettati in faccia ai “lavaggi” con l’acqua fredda

ARCISATE – Abuso dei metodi di correzione: educatrice condannata a quattro mesi di carcere. E ieri in aula, davanti al giudice, è arrivato il “sì”, liberatorio della giovane vittima della donna. Una ragazza con disabilità fisica grave agli arti inferiori e superiori. La ragazza aveva accanto i genitori, quella mamma e quel papà che si erano accorti che qualcosa non andava e hanno insistito sino a capire quale fosse l’origine del malessere della giovane.

I genitori hanno abbracciato la ragazza, la madre commossa continuava ad annuire, mentre stringeva la mano a, legale di parte civile che ha creduto sino in fondo nella causa. Il fatti contestati risalgono al periodo che va dal 2007 al 2009, quando la giovane era ospite di una struttura specializzata nell’assistenza a persone con disabilità che ha sede a Arcisate. L’educatrice finita a processo era anche una delle responsabili della struttura. La giovane vittima, dopo aver iniziato a frequentare la struttura,

era divenuta via via sempre più cupa e silenziosa. A vincere la paura «quelli subiti furono anche maltrattamenti psicologici», ha spiegato ieri in aula Zanzi, che l’educatrice le incuteva la ragazza ci ha messo un anno e mezzo. Poi ha raccontato tutto, e lo ha raccontato lucidamente anche in aula davanti al giudice, quello che le era accaduto. Dagli slip sporchi che l’educatrice le aveva gettato in volto per “convincerla” a non farlo più, «questa persona credeva forse che l’incontinenza fisica dovuta all’evidente stato di difficoltà della mia assistita fosse un dispetto», alle docce gelate, con i vestiti addosso, se la ragazza non riusciva a trattenere i bisogni o faceva qualcosa che disturbava l’educatrice. Fu lasciata, la giovane, ad asciugarsi al sole con i vestiti sporchi di orina dall’imputata. La vittima aveva già raccontato in aula del malessere che la situazione le causava; in un’occasione vedendo l’educatrice entrare in mensa la giovane fu colta da crampi di stomaco tali da indurla a rimettere il pranzo. Venendo poi spintonata fuori dal locale dall’educatrice in malo modo.

Le indagini coordinate dal pubblico ministero hanno portato al rinvio a giudizio dell’educatrice. Ieri il pubblico ministero d’udienza ha chiesto una condanna a due anni. Il giudice ha tuttavia riqualificato il reato contestato all’imputata dall’iniziale maltrattamenti al più lieve abuso dei metodi di correzione. Condannando la donna a quattro mesi, con sospensione della pena subordinata alla condizionale, e al pagamento di 5 mila euro a titolo risarcitorio per la vittima e di mille euro a testa per i genitori della ragazza. L’educatrice ricorrerà in Appello.