Il primo figlio? Arriva sempre più tardi

Mamme sempre più vecchie, anche in provincia di Varese. Gli ultimi dati Istat confermano la tendenza a spostare sempre più in là nel tempo la gravidanza. In Italia l’età media al parto è passata dai 29,1 anni del 1991 ai 31,5 del 2013; a Varese dai 30,9 anni del 1999 ai 31,7 del 2013. Più di una donna su tre, ovvero il 35,5% delle varesine diventa mamma per la prima volta dopo i 35 anni; solamente nel 2004 le mamme over 35 rappresentavano poco più del 27% (22% il dato regionale lombardo).

«La gravidanza non è più vissuta come un fatto naturale, ma come un evento da programmare possibilmente una volta trovato non solamente il compagno della vita, ma anche il lavoro e raggiunto un livello soddisfacente di stabilità economica», osserva Alessandro Verza, specialista in Medina della riproduzione del centro per la fertilità ProCrea di Lugano (www.procrea.ch). «Alcune volte però, non è una scelta precisa: la coppia semplicemente, ritenendo la gravidanza un risultato naturale, non considera la presenza di problemi di fertilità, arrivando a rivolgersi agli specialisti ben oltre i 35 anni».

L’età è il principale ostacolo alla fertilità. «Anche davanti ad quadro clinico sostanzialmente stabile, occorre sempre considerare il fattore tempo in una donna. A 23 anni, ogni ovulazione ha il 26 per cento di probabilità di trasformarsi in gravidanza, a 39 anni le probabilità si dimezzano, a 40 sono del 10 per cento, a 43 fra il 7 e il 4, poi sempre meno. Anche nelle donne con ciclo regolare e funzioni ormonali a posto, le cellule uovo invecchiano, diventano meno feconde o, se fecondate, più soggette ad anomalie cromosomiche, che portano ad aborti spontanei», sottolinea lo specialista di ProCrea.

Quasi una neo mamma varesina ogni dieci ha più di 40 anni, contro il 7,7% nazionale. «La gravidanza dopo i 40 anni però oggi non fa paura, anche grazie ai progressi della medicina», prosegue Verza. Tra questi, rientrano anche i passi in avanti compiuti dalla medicina della riproduzione e dalle tecniche di procreazione assistita. «Siamo riusciti a migliorare alcuni aspetti fino a qualche tempo fa impensabili. È migliorata la conoscenza che abbiamo del patrimonio genetico, così possiamo personalizzare ulteriormente le cure per arrivare a coronare il sogno di quante vogliono diventare madri».