– La mina è stata disinnescata: i licenziamenti alla Mascioni rimangono un pensiero concreto ma non sono un dato di fatto di oggi. «Non abbiamo più la pistola puntata alla tempia», dice , segretario generale Filctem Varese con un’immagine che rende perfettamente l’idea.
Se il tribunale di Varese concederà il concordato in continuità al fondo spagnolo Phi Asset Management, nuovo proprietario della Mascioni (lo si saprà entro l’8 novembre), si potrà avere diritto a 12 mesi di cassa integrazione straordinaria.
Una boccata d’ossigeno per i 320 dipendenti dello stabilimento, che resteranno così al loro posto. L’incombenza della perdita di occupazione per circa 150 persone si affronterà, semmai, tra un anno.
Nel frattempo la situazione potrebbe cambiare, la stessa crisi di Zucchi – che vale milioni di fatturato per il sito produttivo della Valcuvia – potrebbe girare per il verso giusto e il fondo spagnolo Phi Asset Management, specializzato nel rilanciare aziende in difficoltà, potrebbe mettere a segno il risultato.
/>«Aver tamponato i licenziamenti coatti è un passo in avanti. L’utilizzo, poi, degli ammortizzatori sociali per contenere l’impatto sociale della questione è un altro fatto positivo», annota Donghi. Aggiunge (Uiltec): «Gli esuberi ci sono, ma abbiamo un anno di tempo e l’impatto non sarà brutale».
Ieri mattina, nella sede Univa, l’incontro tra i rappresentanti sindacali di Filctem, Femca e Uiltec con i rappresentanti della Mascioni e della nuova proprietà si è chiuso con la disponibilità degli spagnoli a non procedere in maniera unilaterale. Un segno di apertura importante.
«Un incontro positivo», commentano i rappresentanti dei lavoratori. «L’incontro è servito per chiarirci con la nuova proprietà, cui abbiamo detto con forza che è necessario ricorrere alla cassa integrazione straordinaria per gestire al meglio la situazione – dichiara della Femca Cisl dei Laghi – Ci siamo detti poi disponibili ad aprire la procedura di mobilità parallela al percorso di cassa integrazione, a patto che questa verta su due principi: volontarietà e pensionabilità».
Phi, dal canto suo, ha parlato di affiancamento di nuovi manager a quelli attuali per monitorare, passo passo, la fattibilità del piano industriale (non ancora noto nei dettagli alle organizzazioni sindacali), che prevede il dimezzamento dell’attività produttiva e della forza lavoro.
E proprio qui il sindacato intende giocare le proprie carte. «Abbiamo chiesto un tavolo tecnico e sindacale a cui siederanno le Rsu e la direzione aziendale, per entrare nel merito del piano industriale una volta che sarà in fase di definizione; analizzare e verificare per step le modalità di revisione degli impianti; e, dal canto nostro, fornire soluzioni alternative», spiega Donghi.
Il 5 novembre è previsto un nuovo incontro tra le parti per arrivare a un accordo quadro che salvaguardi l’occupazione.