Un milione riesco a scriverlo con le lettere. Coi numeri dovrei pensarci un po’. L’avessi in mano, forse, non mi ci starebbe tutto.
Un senso a due miliardi di lire lo saprebbero dare, triplicandone il valore, i miei amici del Gruppo Amicizia di Gorla Minore che vivono e condividono la vita per gli altri. Come loro, i miei amici della Cooperativa La Finestra di Malnate, le suore di Via Bernardino Luini, i miei amici del VISPE in Burundi,
i miei amici di Art4Sport, i miei amici di Africa&Sport in Etiopia, i miei amici della Sestero e della Fondazione Ascoli che insieme alla mia famiglia e tanti altri amici veri hanno preso il testimone dai miei genitori per educarmi all’attenzione per gli altri.
Chissà se avendolo in mano avrei la lucidità di capire che non mi serve nessuna cifra difficile da scrivere per comprare una famiglia come la mia, amici come i miei e la salute che mi accompagna. Chissà se penserei quanto poco senso ha ricevere un milione di euro se poi diventa un problema trovare molto, molto, molto meno per accompagnare una decina di volte all’anno l’Alfredo allo stadio, permettere a chiunque di poter coltivare un talento indipendentemente dal reddito familiare oppure ospitare per qualche giorno in un albergo una coppia di disgraziati che per qualsiasi motivo si è ridotta a dormire in un auto guasta? Insieme alla gioia di trovarselo sul conto corrente voglio pensare che chi lo riceve capisca il valore del dono e non si illuda: neanche una cifra che si fa fatica a scrivere può comprare l’indispensabile che possa dare un senso alla vita.