Ci bombardano da mesi con la storia che il futuro sindaco di Varese, di qualunque colore politico sarà, avrà sicuramente una caratteristica: l’elemento di novità. Una parola sbandierata da tutte le parti, nei dibattiti che hanno preceduto le primarie del centrosinistra così come in area centrodestra con quello che in principio fu l’asso nella manica dell’apolitico Stefano Malerba E alla fine, sempre dal versante Lega, ecco l’idea risolutiva che accontenta tutti: il candidato sindaco donna, Francesca Brianza.
Niente di nuovo sotto il Bernascone: già cinque anni fa Luisa Oprandi sfidò al ballottaggio Attilio Fontana. Non ebbe fortuna, ma si battè con onore. Eppure il nome di Francesca Brianza come concorrente alla corsa verso Palazzo Estense suscita stupore. Soprattutto, arrivare alla seconda sfida consecutiva con una donna in lizza alla poltronissima di Palazzo si profila come un traguardo epocale per Varese. E l’idea di vederla seduta sullo scranno di sindaco, forse, fa vacillare qualcuno.
Così, mentre anche l’America sogna di consegnare al mondo la donna più potente del pianeta, anche la nostra città potrebbe dimostrare che il buon senso e la meritocrazia sono merce ben più concreta e preziosa degli algoritmi rosa buoni solo al più becero populismo. Allora stupiamoci pure, ma neanche troppo. Perché il giorno veramente rivoluzionario sarà quello in cui nessuno sgranerà più gli occhi davanti a un candidato sindaco donna. Dimostrando veramente il più importante e concreto dei segnali di novità.