«Un bambino deve potersi divertire, deve passare più tempo possibile con la palla tra i piedi, e non deve per forza pensare già da subito a vincere o perdere. Deve divertirsi».
Parola di , un nome che probabilmente ai più dirà poco o nulla. Ebbene, Wein è l’ispiratore del metodo Barcellona, l’uomo a cui si deve il successo della Masia dei catalani, meglio nota come cantera. Un guru, o meglio il guru del calcio giovanile,
teorico e pratico del “calcio a misura di bambino”. Perché parliamo di lui? Lo spieghiamo in pochi numeri: otto giornate di gare dal 27 dicembre al 10 gennaio, 66 partite, 349 gol, 36 squadre partecipanti, circa venti società. Sono numeri, come detto, che però dicono molto. Raccontano la VI edizione del Natale con il pallone, torneo indoor di calcio a cinque organizzato dalla Varesina a cavallo con le festività. Un successo, sotto tutti i punti di vista. E non sono i numeri a dirlo, ma le facce, le espressioni, la felicità dei bambini ma anche quella dei genitori, la soddisfazione degli organizzatori. Tante piccole cose che rendono piacevole il calcio, lo sport in generale, soprattutto sotto le feste. Perché, specialmente per i più piccoli, durante le festività gli allenamenti ed i campionati sono fermi, ed i bambini accumulano ancora di più la voglia di giocare a calcio. Il Natale con il pallone, dunque, è una bella idea per tutti. Infatti, non per nulla, le società ed i bambini hanno partecipato in massa. Ad organizzare il tutto come detto, la Varesina, nella palestra di Castiglione Olona. Perché se c’è una società che in questi anni si è distinta per l’attenzione alla crescita dei giovani, è proprio la Varesina. Non è l’unica, sia chiaro, però è degna di nota ancora una volta. Il Natale con il pallone va nella direzione del divertimento, come è giusto che sia, quello che viene teorizzato e messo in pratica da Horst Wein. Divertiamoci, in fin dei conti è sempre e solo un gioco, per fortuna. Ce lo conferma Andrea Millefanti, direttore tecnico del settore giovanile della Varesina, che vive ogni giorno a contatto con bambini e ragazzi: «Il divertimento dei ragazzi e dei bambini lo vedi in piccole cose. Io penso alle esultanze di questi giorni, le corse felici di questi piccoli giocatori raccontano sempre delle storie e delle emozioni bellissime». Non solo bambini però, perché il senso vero del calcio coinvolge come sempre anche i genitori, che chi più chi meno si lasciano trasportare: «Rispetto ad altre edizioni, quest’anno anche il comportamento dei genitori è stato ineccepibile. Spesso ci sono quei genitori che si lasciano prendere troppo la mano ed esagerano, però quest’anno no, è filato tutto liscio. Hanno partecipato in tantissimi con calore e con educazione, ed è un bel traguardo anche questo». Alle premiazioni sono poi intervenuti anche tre calciatori della prima squadra della Varesina, Di Caro, Caon ed Albizzati. Nelle giovanili delle Fenici si sta creando un bel senso di appartenenza che lo stesso Millefanti ci spiega così: «E’ vero, la Varesina non è in Serie A però si inizia a percepire tra i più giovani una sorta di mitizzazione del giocatore della prima squadra. Ed il solo fatto che alcuni di loro fossero presenti alla premiazione, fa crescere ancora di più la sensazione nei bambini di far parte di qualcosa di bello. E di volerci arrivare a loro volta in prima squadra. La Varesina sta lavorando molto sul settore giovanile anche per creare un grande senso di appartenenza, ed effettivamente ci sta riuscendo». Alle finali ha partecipato anche l’Atalanta, di cui la Varesina è diventata il primo Centro di formazione in Italia. Gli orobici, probabilmente il miglior settore giovanile d’Italia, hanno fatto man bassa nelle categorie Pulcini 2006 e 2007, mentre è stata la Varesina a vincere tra i 2005. Tra i Piccoli Amici, successi dell’Arsaghese (2008) e del Gorla Maggiore (2009).