Tre giorni fa si spegneva dopo 18 mesi di lotta contro il cancro David Bowie, il Duca Bianco o Ziggy Stardust, comunque lo si chiami resta sempre lui. Un artista vero, un performer, l’inventore dello stile fluido, capace di creare un alter ego, Ziggy Stardust appunto, e poi di ucciderlo durante un concerto. Bowie rientra a pieno titolo nella categoria delle rockstar, quelle capaci di produrre 27 album in 50 anni e non suonare mai uguali a se stessi.
Guardando il panorama musicale contemporaneo la morte di Bowie mette ancora più tristezza. C’è un’amarezza nel constatare che l’eredità di quella generazione di grandi artisti non è stata raccolta. C’è la pochezza di certi che stanno sul palcoscenico e la pochezza di parte del pubblico che pare incapace di distinguere un artista da uno sciocchino che racconta banalità. Una sciatteria nel giudizio e nel gusto che permea purtroppo ogni aspetto della nostra vita. Abbiamo perso la capacità di essere folli e non banali? Abbiamo perso la capacità di immaginare? Oppure ad avere perso è soltanto la cultura?