È stata la giornata dell’arringa difensiva. È stato il pomeriggio in cui l’avvocato della Pro Patria , davanti al tribunale federale, ha reso pubbliche le sue controdeduzioni alle pesanti accuse della Procura Federale che ha chiesto 20 punti di penalità per i biancoblù. È stato il momento in cui il legale biancoblù ha cercato di smontare il castello accusatorio partendo dalla tempistica «degli illeciti, consumati in trentatrè giorni. Quando Vavassori riprende in mano la società spariscono le azioni illecite. Lo stesso Vavassori provvede alla risoluzione del compromesso firmato anche da Ulizio per la compravendita della Pro Patria. Il figlio Ulizio (giocatore, ndr) viene ceduto ad un’altra società mentre viene risolto il contratto di Gerolino. L’allenatore Tosi viene esonerato e quando scoppia il caso Dirty Soccer vi è l’immediata risoluzione del contratto dello stesso mister e così pure per il giocatore Melillo al quale viene impedito di partecipare agli allenamenti» commenta.
Per Di Cintio non va passato poi sotto traccia il comportamento della nuova società, anzi «la Testa fa firmare a tutti i tesserati il codice etico e la società aderisce a Federbet, ente che verifica eventuali flussi anomali di scommesse. Sia i comportamenti della vecchia dirigenza che di quella dell’attuale devono essere presi in considerazione per dimostrare la volontà dei due gruppi dirigenti, in periodi distinti, di vigilare e chiudere col passato. Insomma hanno fatto di tutto quanto era in loro potere e questo deve essere considerato». Si fatica però a comprendere la richiesta di penalizzazione di venti punti, in apparenza spropositata se rapportata a simili vicende di scommesse risalenti a sei anni fa oppure alla stessa vicenda di Calciopoli che sia le sentenze sportive e successivamente quelle giudiziarie hanno palesemente dimostrato essere di una gravità inaudita.
Ciò non toglie che alcuni tesserati tigrotti hanno agito illecitamente e dunque è impossibile sfuggire alle penalità che Di Cintio spera si possano ridurre in sede di sentenza che arriverà nei primi giorni della prossima settimana. «La richiesta della procura federale di venti punti – spiega il legale – è strutturata in sei punti per ogni partita (Cremonese-Pro Patria, Torres-Pro Patria e Pro Patria-Pavia ndr) e due per le gare di Bassano Monza e Monza-Torres per le quali l’accusa
ritiene che Carluccio avesse agito per conto della Pro Patria essendo sodale di Ulizio. I sei punti delle tre partite della Pro sono composti da tre punti per responsabilità oggettiva e tre per le aggravanti. A nostro giudizio le aggravanti non devono essere applicate come d’altronde è difficile sostenere che Carluccio abbia agito per conto della Pro Patria nelle due gare con il Monza solo perché era socio di Ulizio». Resta poi da comprendere l’apparente contraddizione tra una Pro riammessa in Lega Pro ad agosto e poi a gennaio che rischia grosso di essere pesantemente condannata. Spiega Di Cintio: «Siamo stati abili a scindere i due momenti. Se si fosse celebrato il processo in un unico momento oggi avremmo la Pro Patria in serie D e con una possibile penalizzazione che avrebbe potuto mettere in discussione la permanenza in categoria. Avendo agito in due momenti diversi, la Pro si trova a scontare una penalità in Lega Pro». Penalità che conoscerà con certezza la prossima settimana e nei confronti della quale farà «ricorso in appello – rivela Di Cintio – Abbiamo sette giorni di tempo per presentarlo una volta conosciute le motivazioni del primo grado». I tempi non andranno per le lunghe prevedendo «per metà febbraio la sentenza». E la giurisprudenza di quel grado di giudizio più volte non ha seguito la linea uscita dal dibattimento dell’assise. Non resta dunque che sperare.