La Svizzera ha 3 miliardi. E sono vostri

Nelle casse elvetiche è custodito un tesoretto pari a 2,8 miliardi di euro mai riscosso dai frontalieri. È il “secondo pilastro” previdenziale, che molti non sanno di avere a disposizione. L’appello del governo

– Un tesoretto di 3 miliardi franchi, circa 2,8 miliardi di euro, involontariamente dimenticato dai legittimi proprietari, frontalieri stranieri che lavorano in Svizzera, sui conti pensione custoditi nella Confederazione elvetica. Una cifra spaventosa relativa al cosiddetto “secondo pilastro”, quello previdenziale, che appartiene ai lavoratori, compresi ovviamente molti varesini. Soldi di fatto dimenticati in Svizzera e non ancora ritirati e che ora il Governo elvetico vuole restituire ai legittimi proprietari. Non si tratta soltanto di conti deposito vecchi, perché secondo i calcoli delle autorità svizzere, solo nell’ultimo biennio i fondi pensione dimenticati dai frontalieri ammontano a circa 360 milioni di euro.

«Si tratta di un problema che certamente riguarda anche i lavoratori della provincia di Varese anche se è impossibile stabilire in quale misura – commenta , della segreteria della Cgil Varese frontalieri – a questi fondi si può accedere soltanto una volta raggiunta l’età della pensione». Sono in particolare due le motivazioni della dimenticanza dei fondi pensione in Svizzera; l’aver cambiato occupazione ed essere tornati a lavorare in Italia, oppure il fatto che il lavoratore sia deceduto prima del raggiungimento dell’età della pensione ed in quest’ultimo caso tocca agli eredi avanzare la richiesta. Il governo di Berna si è appellato a tutti coloro che ritengono di avere diritto al secondo pilastro contattare direttamente la cassa centrale, oppure rivolgersi ai sindacati. «È la cosa migliore da fare – concorda Lenna – il consiglio che ci sentiamo di dare anche noi è quello di rivolgersi ai sindacati svizzeri».

L’entità delle cifre spettanti ai frontalieri non è per niente esigua, anche se varia ovviamente in base agli anni di lavoro prestati nella Confederazione. Tenendo presente una media di 10 anni di lavoro, il secondo pilastro ammonterebbe ad una cifra compresa tra i 30 e i 50 mila franchi. Sulla questione è intervenuto anche il mondo della politica, che chiama in causa anche il governo italiano. «Il Governo – afferma il deputato leghista –

deve fornire un sostegno e un aiuto ai frontalieri lombardi per recuperare la loro quota del tesoretto da 2,8 miliardi di euro, che giace nelle casse svizzere, di proprietà anche dei frontalieri italiani, oltre che di quelli austriaci e tedeschi». L’esponente comasco del Carroccio presenterà un’interrogazione parlamentare sul tema indirizzata al ministro del Lavoro . «Parliamo di una cifra importante, depositata nelle casse svizzere, che appartiene al fondo pensione anche dei lavoratori che hanno prestato lavoro in Svizzera – prosegue Molteni – Sono soldi loro, versati e mai riscossi. Risorse che, oggi più che mai, devono ritornare ai legittimi proprietari». Il parlamentare della Lega si rivolge al governo italiano, in particolare ai ministri dell’Economia e del Lavoro. «Si attivino immediatamente con il governo di Berna, anche in sinergia con Regione Lombardia, per consentire ai nostri lavoratori e alle loro famiglie di rientrare in possesso, il prima possibile, di queste risorse; vanno identificati al più presto i soggetti beneficiari e le modalità più rapide per accedere a questo fondo».