La montagna è maestra di vita ed insegna che raggiungere una cima non è mai scontato. Basta poco per perdere la concentrazione, per scivolare, per cadere nel più banale degli errori. È fondamentale fare attenzione, dunque, in montagna come nel calcio.
La scalata alla Serie D del Varese sta procedendo spedita, meglio del previsto per dirla tutta, e in città l’entusiasmo è ai massimi storici, però spesso basta poco per vanificare tutto. Lungi da noi voler fare gli uccelli del malaugurio, però l’impresa è tutt’altro che compiuta e l’autostrada per la D ancora non è aperta. A mete eccelse per anguste vie, come disse Victor Hugo. Ed il Varese lo sa bene. Per questo, assieme ad Enzo Rosa, uno dei fondatori del Varese Calcio, abbiamo cercato di fare il punto su quelle che possono essere le insidie da qui a fine stagione, partendo già dalla prima, il Verbano di Barbarito e Celestini.
Punto primo, dimenticarsi il sei a zero dall’andata: «Nessuno sta sottovalutando il Verbano, che sappiamo essere un’ottima squadra, non per nulla è seconda in classifica. Sono giovani, veloci, determinati e sanno muoversi bene sul campo. Noi dal canto nostro non abbiamo nessuna intenzione di prendere sotto gamba nessuna delle partite che ci attenderanno da qui alla fine del campionato. Non vogliamo complicarci la vita».
Punto secondo: all’andata, come detto, finì 6-0 e negli ambienti del Verbano ci sono state remore dal momento che il Varese ha continuato a giocare fino alla fine: «Per me il rispetto degli avversari è proprio questo – contrattacca Rosa – e non quello di fermarsi sul tre o quattro a zero. Non lo abbiamo fatto per irridere qualcuno o per mortificare il nostro avversario, ma semplicemente perché questo è il calcio. Il Varese ha un potenziale enorme e lo sta esprimendo».
Il grande entusiasmo che circonda la squadra fa indubbiamente piacere e spinge a fare sempre meglio, ma può diventare un limite? «L’entusiasmo fa piacere, inutile negarlo, però allo stesso tempo può portare a dei cali di tensione. Il salto di qualità si fa nel momento in cui non perdi mai la concentrazione e rimani focalizzato sull’obiettivo. Nei ragazzi io vedo una forte voglia di fare bene e paradossalmente di migliorare ancora. Non penso che questo Varese sia il caso in cui l’entusiasmo possa fare del male però, e ve lo spiego con un esempio molto semplice. Ogni allenamento vedo sempre i vecchi del gruppo davanti a trascinare i compagni più giovani, vedo Gheller, Luoni, Marrazzo, Capelloni sempre concentrati al massimo e questo è l’atteggiamento migliore. Poi durante il campionato un passo falso ci può stare, come a Mariano Comense, l’importante è saper reagire».
Consapevole della sua forza, il Varese sta già iniziando a progettare anche il suo futuro: «Non sono scaramantico – ammette Rosa – perché se dovessimo perdere la promozione credo che tutti quanti, giocatori e dirigenti, saremmo da prendere a calci nel sedere da parte di tutti i tifosi. Ma non credo che accada. E comunque sì, nei nostri pensieri c’è il futuro ma non perché sottovalutiamo il presente. Stiamo portando avanti il progetto del nuovo Franco Ossola,
che nei prossimi anni dovrà essere strutturato in modo diverso. Ad agosto siamo partiti in corsa ma grazie a quello che stanno facendo questi ragazzi ora abbiamo la possibilità di ragionare con calma sul futuro».Senza perdere di vista il qui ed ora: «Non dobbiamo illuderci che il ritorno sia come l’andata, se prima abbiamo vinto una partita 6-0 non significa che ora vada vinta 8-0. Ci serve la determinazione, termine che mi è molto caro, per raggiungere prima possibile il nostro risultato, che non dobbiamo mai perdere di vista». Al Varese non basta vincere, vuole stravincere il campionato, parola di presidente. Obiettivo forse esagerato? «È un discorso che abbiamo fatto ad inizio stagione, ma anche in questo caso non vogliamo mancare di rispetto a nessuno. Semplicemente ci piacerebbe ricordare questa stagione non per l’umiliazione di essere scesi in Eccellenza, bensì per i record che questa squadra può riuscire a fare. Siamo il miglior attacco, la miglior difesa, e abbiamo un pubblico che non ha nessuno in questa categoria. Ci piacerebbe ricordare così il Varese in Eccellenza, come qualcosa di unico ed irripetibile».