Il terremoto che ha devastato l’estate scorsa il Varese, fallito per la terza volta e passato in un solo colpo dalla B al campionato di Eccellenza, rischiava di sotterrare definitivamente il pallone in città, mettendo la parola fine alla storia della prima società di calcio del capoluogo, nata il 21 marzo del 1910. La spinta del sindaco , negli ultimi giorni di luglio, e il suo invito a una raccolta di fondi, non solo fra gli imprenditori,
sono stati subito amplificati da , ed , i tre soci rifondatori del nuovo Varese Calcio. La cui vera anima sta nei tifosi, pronti anche loro a mettersi in gioco per far rinascere il club con una generosa colletta e a sostenerlo in massa con una media di duemila persone a partita. Se la ripartenza dell’estate scorsa è stata entusiastica, la squadra di , messa insieme di fretta in agosto, ha risposto subito nel migliore dei modi, conquistando, nel girone di andata del campionato di Eccellenza, 39 punti.
Ma a tenere banco in questi giorni in città è un altro argomento di cui si parla ormai da anni: la ristrutturazione dello stadio. È questo il punto chiave di “Visioni Reali”, il progetto a più ampio respiro che ha portato già alla realizzazione dell’Associazione dei Tifosi (di cui oggi fanno parte circa cinquecento persone) e all’allestimento del Consorzio, animato da una trentina di imprenditori, professionisti e aziende. La società ha lavorato sodo per disporre finalmente di una struttura di allenamenti in gestione e così alle Bustecche è nato Varesello che, quest’anno, sarà potenziato con una serie di accordi e collaborazioni con il Comune e l’università dell’Insubria. Manca però la ciliegina e cioè un Franco Ossola meno fatiscente e più attuale: «La struttura così com’è – aveva già avuto modo di dire Galparoli alla fine del 2015 – è troppo costosa da mantenere. Abbiamo un progetto per ripensare totalmente lo stadio ma se non dovesse essere preso in considerazione dall’amministrazione comunale saremo costretti a cercare un altro posto dove andare a giocare».
L’idea di ristrutturazione è, secondo il presidente Ciavarrella «discreta, garbata, fine e non ostentata». E piace al sindaco Attilio Fontana: «Il progetto che mi è stato presentato non è quello mastodontico che, dieci anni fa, avrebbe voluto realizzare su un’area di circa 35 mila metri quadri. Ma comprende l’attuale perimetro del Franco Ossola. È dunque un’idea accettabile e mi auguro abbia un seguito perché permette di raggiungere due obiettivi: rimettere a nuovo lo stadio, che ha bisogno di interventi, e trovare una strada per finanziare il Varese». Ma chi pagherà la ristrutturazione? Fontana non lo sa: «Bisogna vedere il progetto definitivo e avviare tutta la procedura. Per ora non si è neanche parlato di investitori». Le ipotesi sarebbero due: affidarsi a un mecenate in grado di mettere subito i soldi necessari all’opera, che devono essere ancora quantificati con precisione, oppure ricorrere a un fondo di investimento. I dirigenti del Varese stanno già bussando alle porte di potenziali investitori ma hanno già le idee chiare circa lo stadio, che non dovrà essere solo «il biglietto da visita del club ma di tutta la città».
La ristrutturazione ha già delle linee guida ben definite e studiate e sulla facciata della curva sud, quella destinata agli ospiti, saranno riportate tutte le tappe più significative dello sport varesino, partendo dal giro d’Italia vinto da Luigi Ganna nel 1909, e senza dimenticarsi delle altre discipline: non solo calcio, basket, hockey, e rugby ma pure ginnastica e canottaggio. L’intenzione è quella di valorizzare tutto lo sport della città con un museo che sarà allestito all’interno dello stadio, pronto a diventare dunque un luogo di aggregazione non solo in occasione delle partite casalinghe del Varese. Durante la settimana i biancorossi si alleneranno sempre a Varesello ma l’impianto vivrà quotidianamente perché, nei seimila metri quadrati della sua area, ci sarà spazio per un centro commerciale e per una zona dedicata al gusto. L’obiettivo è quello di raccogliere, all’interno di un’apposita piazza, le eccellenze gastronomiche della provincia: dalla pesca di Monate ai formaggi del luinese, senza dimenticare ovviamente le specialità varesine. Non mancheranno nuovi parcheggi anche se, per la verità, il progetto pensato per ristrutturare il Franco Ossola vuole incentivare a muoversi a piedi perché comprende un percorso pedonale che unirà, all’interno di un parco, stadio e palazzetto, e arriverà fino al Campus. Veniamo alla struttura: la tribuna principale, con la sua caratteristica forma, verrà sistemata ma rimarrà tale e quale. Stesso discorso per i distinti, anche se in un primo tempo si pensava di demolirli per ricostruirli più attaccati al campo. La spesa per fare questo sarebbe stata troppo elevata e dunque verranno riedificate da zero soltanto le curve che si affacceranno così sul campo. Dunque non ci sarà più né il velodromo né la pista di atletica (o quel che ne resta, visto le condizioni pessime in cui versa da almeno quarant’anni). Davanti alla tribuna e ai distinti saranno quindi costruiti i cosiddetti “Sky Box”, riservati ai consorziati, agli sponsor o a chi vorrà un posto privilegiato a due passi dal campo.
A proposito, l’erba del Franco Ossola sarà mista: sintetica e naturale e la capienza dello stadio dovrebbe essere compresa tra i novemila e gli undicimila spettatori. Ovviamente l’impianto sarà a norma per ospitare partite di Serie A e B e questo vuol dire che i dirigenti del Varese Calcio vogliono fare le cose in grande. Lo hanno dimostrato con la rifondazione della passata estate e lo stanno ribadendo ora con questo progetto. Bello e a misura della città. Adesso però viene il difficile: trovare i fondi per rendere “reale” questa “visione”. Conoscendo i fondatori Ciavarrella, Galparoli e Rosa, tutto è possibile. Per il momento non ci resta che complimentarci con loro per le acute idee, da tradurre in pratica, e per l’intuizione che non c’è posto migliore in assoluto di Masnago per giocare a pallone. Quando sei sul campo e guardi il Sacro Monte ti si riempie il cuore.