– Crenna saluta Marcolone. Chiesa di San Zenone gremita, ieri pomeriggio, con tutto il quartiere che si è stretto intorno alla famiglia per i funerali di . «Non c’era così tanta gente nemmeno in occasione della messa di mezzanotte» ha sottolineato lo stesso parroco durante l’omelia. E del resto la famiglia del giovane investito mercoledì scorso sulle strisce pedonali in via Monte San Martino è molto nota nel quartiere e in città. Il padre Graziano ha lavorato per anni come radiologo e medico del lavoro, la mamma Anna era un’insegnante. Insieme a loro anche la sorella Lucia.
«È sempre faticoso l’incontro con il mistero della morte – ha affermato il sacerdote – lo è anche di più quando sembra arrivare come una ladra a rubare una vita che è ancora nel suo fiorire». Organizzando le esequie insieme alla mamma e alla sorella, «ho proposto di leggere il brano del Vangelo di Matteo dedicato alle beatitudini, perché mi accorgevo che in questi giorni, tanti e pesanti, di attesa (il decesso è stato dichiarato venerdì
15, ndr), c’era un ritornello che ricorreva nei dialoghi: ed era questo tratto della bontà di Marco». Lo stesso don Luigi si è detto «commosso dopo che Lucia mi ha fatto leggere un messaggio arrivato dai suoi colleghi, che le dicevano che questa morte li ha fatti riflettere, che li ha portati a guardare all’essenziale e a ciò che davvero conta, perché sono i miti, i buoni ed i misericordiosi che cambiano il mondo». E se anche la vita di Marcolone «è stata troppo corta», occorre pensare che «la vita si misura dall’intensità e dalla ricchezza che ha dentro». Se poi è vero che «uno muore solo quando non lascia radici negli altri, mi viene da pensare che questa chiesa così gremita ci faccia dire che Marco ha lasciato radici nel cuore di tante persone».
Sicuramente in quello dei colleghi della società di autonoleggio di Malpensa nella quale lavorava. «Una persona come te non meritava un saluto silenzioso – il messaggio che gli hanno rivolto al termine della celebrazione – eri un ragazzo eccezionale che, prima di essere un collega, era un amico, un fratello, un confidente». Un «gigante buono che ci aiutava sempre a ritrovare la serenità nei momenti difficili». Per il quale l’ufficio «era una seconda casa. Anzi, una terza dopo il tuo seggiolino a San Siro: continua a tifare Inter e a gestire le leghe di fantacalcio come hai sempre fatto con passione. Una sedia libera per il nostro paciarotto in ufficio ci sarà sempre». Altra grande passione di Marco Limido era la bicicletta. E la foto che ha accompagnato il feretro lo ritraeva in sella, durante una pausa tra una pedalata e l’altra. La salma è stata tumulata a Cassano Magnago. La famiglia ha raccolto delle offerte per donare un defibrillatore alla Croce Rossa, che ha soccorso Marcolone subito dopo l’incidente.