– Attraversamenti pedonali rialzati e “lontani” dalle rotonde: li hanno chiesti le opposizioni dopo i due gravi incidenti di alcuni giorni fa. E l’amministrazione è pronta a discuterne. Di mercoledì 13 l’investimento in via Monte San Martino costato la vita al 34enne , mentre il venerdì successivo un ciclista è stato colpito da una bisarca in via Torino, rimediando una frattura esposta. Due sinistri che hanno riacceso il dibattito sulla sicurezza delle strade cittadine.
Con le opposizioni, in prima linea (Forza Italia) e (Ncd), pronte a chiedere all’amministrazione di rivedere gli attraversamenti troppo vicini alle rotonde e di valutare la possibilità di introdurre degli attraversamenti pedonali rialzati, che costringano le auto a rallentare. «Possiamo fare tutto quello che vogliamo», premette l’assessore ai Lavori pubblici , «ma da parte di automobilisti, ciclisti e pedoni deve esserci un aumento della responsabilità: questi incidenti capitano sempre per disattenzione o mancato rispetto del codice». Questo non significa che non si debba intervenire. «In via Carlo Noè stiamo realizzando le isole salvapedoni: tutti le criticano, ma se ci fossero state nel punto in cui è stata investita , probabilmente quell’incidente non sarebbe avvenuto».
Il riferimento è all’incidente che ha coinvolto la nota scrittrice l’antivigilia di Natale, all’incrocio tra Carlo Noé e via Dalmazia. Sul tema degli attraversamenti rialzati, poi, l’ostacolo potrebbe essere il codice della strada: «Si possono realizzare nelle zone 30. Via Monte San Martino è una strada ad alto scorrimento. Oltretutto quell’attraversamento è illuminato». Ad ogni modo, prosegue Barban, «in settimana vedrò i responsabili dell’ufficio tecnico del traffico per capire cosa si possa fare». Peraltro sulla stessa via Monte San Martino,
anche se non sul punto dell’incidente, sono stati realizzati degli attraversamenti pedonali con isola salvagente. «Continuiamo ad intervenire, e così ha fatto anche la precedente amministrazione: le rotonde che hanno costruito sono lì da vedere». Il tema rimane, così come la disponibilità a discuterne. E la consapevolezza che «non c’è una ricetta definitiva, se non quella di continuare a svolgere i corsi di educazione stradale nelle scuole», conclude Barban, «per far capire alla gente che sulle strade non si può sempre correre».